Palermo – “Dobbiamo insegnare a leggere e scrivere col computer, come si faceva una volta per battere l’analfabetismo, agli italiani. Occorre un processo di alfabetizzazione informatica”: il ministro delle Telecomunicazioni Salvatore Cardinale ha confermato ieri di aver scoperto che “il nostro è un paese dove il computer non è penetrato, è un illustre sconosciuto quasi fosse un nemico”.
Oltre a sconfessare i risultati di un quinquiennio di programmi governativi orientati all’alfabetizzazione, Cardinale a Palermo ha anche spiegato che il suo entusiasmo per l’UMTS non deriva solo dalla possibilità di infilare nelle tasche del Tesoro 20mila miliardi o forse più (“non mettiamo limiti alla provvidenza”) ma anche dal fatto che con l’UMTS troveranno lavoro almeno 700 mila persone. Secondo Cardinale, infatti, le licenze UMTS rappresentano “un affare per il paese. In Germania è stimata occupazione per 700 mila posti di lavoro e dire che noi potremo superare questa cifra con le nuove tecnologie non è esagerato”.
Eppure non tutto l’UMTS luccica come l’oro, pare, visto che Cardinale, che parlava a margine di un Convegno internazionale sulla lotta agli stupefacenti, ritiene che occorra muoversi con cautela: “I telefonini di terza generazione aprono a Internet. C’è il rischio di truffe, frodi, adescamenti, spaccio di droga. Vanno trovate soluzioni per evitare questi pericoli organizzando anche la preparazione delle Forze dell’Ordine e della Magistratura”.
Proprio ieri, intanto, il TAR del Lazio ha deciso di rinviare all’8 novembre l’esame del ricorso presentato dal Codacons proprio sull’UMTS per la sospensione della gara. Il TAR si è invece occupato del ricorso di Anthill, esclusa dalla gara, affermando che l’esclusione è legittima perché nel progetto industriali di Anthill sarebbe mancato una indispensabile partnership dal forte peso tecnologico.