Neil Vogel, CEO di People Inc., il più grande editore digitale e cartaceo degli Stati Uniti, ha lanciato un’accusa diretta e senza mezzi termini: Google sta rubando i nostri contenuti per alimentare la sua intelligenza artificiale
.
Il traffico crolla, l’AI di Google cresce: l’accusa di Neil Vogel di People
Durante la conferenza Fortune Brainstorm Tech, Vogel ha denunciato il comportamento del colosso di Mountain View, accusandolo di usare lo stesso crawler per indicizzare i siti web e per addestrare i suoi modelli AI. Non potete prendere i nostri contenuti per competere con noi
, ha dichiarato, sottolineando che il traffico proveniente da Google Search è passato dal 65% al 20% in soli tre anni.
Per contrastare questa dinamica, People Inc. ha adottato una soluzione tecnica sviluppata da Cloudflare, un sistema che blocca i crawler AI non autorizzati. L’obiettivo è semplice: costringere le aziende tech a negoziare accordi di licenza per l’uso dei contenuti. Vogel ha citato OpenAI come esempio virtuoso, definendolo un buon attore
con cui è stato possibile stabilire un’intesa.
Big G, invece, non offre alcuna possibilità di separare il crawler AI da quello di ricerca, bloccarlo significherebbe sparire dai risultati di Google, perdendo quel 20% di traffico ancora vitale.
L’editoria fa fronte comune contro Big G
Janice Min, CEO di Ankler Media, ha rincarato la dose: Le Big Tech sono cleptomani di contenuti da sempre
. La sua azienda ha già bloccato i crawler AI e non intende collaborare con nessuna piattaforma finché non verranno stabilite regole chiare e compensazioni adeguate.
Secondo Matthew Prince, CEO di Cloudflare, le leggi sul copyright attuali non bastano: Le aziende AI stanno creando derivati, e la giurisprudenza finora li protegge
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Google pagherà per i contenuti?
Prince ha lanciato una previsione audace: Entro un anno, Google inizierà a pagare i creatori per indicizzare e usare i loro contenuti nei modelli AI
. Sarebbe un cambiamento epocale! Nel frattempo, il dibattito si infiamma, e gli editori chiedono una sola cosa: trasparenza e rispetto per il lavoro giornalistico (e ci sembra giusto).