Cerca l'assassino su Facebook

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Muore una ragazza. Le prove per inchiodare il suo carnefice sono sui suoi cellulari. O sul suo profilo nel social web. O nel DNA. Ecco come le nuove tecnologie entrano nelle indagini della polizia
Muore una ragazza. Le prove per inchiodare il suo carnefice sono sui suoi cellulari. O sul suo profilo nel social web. O nel DNA. Ecco come le nuove tecnologie entrano nelle indagini della polizia

“Su Facebook la caccia al killer della studentessa”: titola così The Guardian , riferendosi alla vicenda di Meredith Kercher, ragazza inglese uccisa nella sua stanza nel capoluogo umbro. Oltre la tragedia, è impossibile ignorare quanto prepotentemente le nuove tecnologie siano entrate nelle indagini su questo triste fatto di cronaca.

Al momento, gli inquirenti concentrano le ricerche attorno a tre elementi: il profilo su Facebook di Meredith , i tabulati dei suoi due cellulari e il DNA identificabile nelle tracce ematiche raccolte sulla scena del crimine. Nel primo caso, Meredith ha inserito nel suo profilo delle foto di una festa di Halloween a cui aveva preso parte solo poche ore prima del suo assassinio: la speranza di scovare tra quei volti mascherati il colpevole è vaga, ma probabilmente vale la pena tentare di identificarli tutti.

I cellulari, invece, sono stati trovati altrove: su di essi potrebbero essere impresse le impronte digitali dell’assassino, così come i tabulati potrebbero contenere informazioni preziose sulla sua identità e magari sul movente che lo ha spinto all’omicidio. Gli investigatori sono al lavoro, e al momento non sono trapelate indiscrezioni: certo, se davvero Meredith conosceva il suo uccisore, qualcosa nelle sue telefonate si troverà.

Infine c’è la questione DNA. In Italia ferve la discussione su una banca dati genetica, che dovrebbe aiutare a risolvere i delitti: sarebbe utile in questo caso, sempre però che il colpevole sia già stato schedato per via di un altro reato grave. Delle tre piste, probabilmente questa è la meno concreta : almeno fino a quando non ci sarà un sospettato, con il cui DNA confrontare i campioni raccolti fino ad oggi.

Checché ne dicano certi quotidiani generalisti, è difficile credere che la risposta al mistero si trovi su Facebook o in rete, semmai il social web offre uno spaccato veritiero della quotidianità dei propri utenti e quindi, forse, potenziali indizi. Gli inquirenti cercano naturalmente di risalire alle frequentazioni della vittima: oggi, con alcuni strumenti come Facebook, effettuare queste ricerche è molto più semplice che in passato.

Luca Annunziata

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Pubblicato il
6 nov 2007
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