Che sogno la PA informatizzata

Che sogno la PA informatizzata

Un lettore lavora per una società IT che fornisce servizi anche alla pubblica amministrazione, quel grande magma che tutto sembra fare meno che abbracciare le nuove tecnologie
Un lettore lavora per una società IT che fornisce servizi anche alla pubblica amministrazione, quel grande magma che tutto sembra fare meno che abbracciare le nuove tecnologie

Spett. Punto Informatico, ho letto con interesse il vostro articolo che evidenziava la mancanza della cultura informatica nella Pubblica Amministrazione Italiana. Lavoro nell’IT, a Roma, in un’azienda importante che nelle proprie divisioni interne ha anche il mercato della pubblica amministrazione, ed il senso di sconforto che provo ogni giorno mi spinge a scrivervi queste poche righe.

Nella PA ci sarebbe molto da fare. L’informatica di oggi, ormai distribuita con sufficiente capillarità nelle abitazioni di molti cittadini, potrebbe veramente dare un valore aggiunto ciascuno di noi: ci aiuterebbe nello sbrigare quelle odiose pratiche che accompagnano la nostra vita di tutti i giorni, e parallelamente farebbe diminuire drasticamente i costi statali delle stesse. Lavoro a Roma, sì, ma vengo da un’altra regione: solo di recente ho avviato le pratiche per il cambio di residenza, ed ancora una volta mi sono reso conto di quanto mi avrebbe aiutato l’informatica, se fosse stata realmente presente.

Prendiamo in considerazione proprio il cambio di residenza: la pratica attuale è andare agli uffici del comune, dichiarare chi sei (compilando due fogli con tutti i tuoi dati anagrafici), dichiarare se possiedi automezzi, patenti, ecc. ecc. L’impiegato deve poi inserire tale pratica nel terminale, bollarla, e avviare la procedura. Tempo richiesto: 30 minuti. Dopo qualche giorno, poi, arrivano i vigili urbani alla tua nuova residenza, per verificare personalmente che tu abiti in quella abitazione. Anche loro compilano dei fogli, ti fanno alcune domande, si guardano in giro, e poi avviano la pratica (sempre cartacea), lungo l’iter successivo e verso la motorizzazione.

Per farla breve, occorrono diversi mesi per fare un cambio di residenza.
Ed in questo periodo, non puoi rinnovare o richiedere documenti di identità (a volte la pratica si ferma in un
“limbo” tra i vari comuni).

Lavorando nell’IT, ho sognato un mondo diverso. Ho sognato me stesso, al PC di casa mia, compilare la richiesta di cambio residenza via internet, firmando la richiesta con la chiave privata della mia carta d’identità digitale.

La richiesta viene inviata, in pochi millisecondi, al nuovo comune (in cui prendo la residenza), al vecchio (che lascio), al comando dei vigili urbani più vicino, alla motorizzazione. Ognuno lavora la sua parte, in maniera più o meno automatizzata, i vigili vengono a casa con un palmare, verificano la veridicità della mia nuova residenza, e confermano in tempo reale la pratica. Alla fine (dopo pochi giorni), mi viene recapitata una email con la conferma del cambio di residenza (anagrafica e magari anche tributaria, perché ad oggi sembrano due cose diverse).

Posso entrare allora (sempre con la mia Carta d’identità digitale) nel portale dello stato (un portale solo) e verificare i nuovi dati: la nuova residenza, il nuovo stato di famiglia, le patenti registrate sulla nuova residenza, ecc. ecc. E, al caso, stampare un certificato per autodichiarazione. Da solo.

Ora, immaginiamo questi automatismi per tutte le pratiche: Tasse, Matrimoni, Cause civili, Divorzi, Certificati Sanitari… Ma vi pare possibile che, essendo stato il mio medico (fino a poco tempo fa) in una regione diversa dal Lazio, negli ospedali della capitale non trovassero il nome dello stesso (anche con il codice univoco del medico di famiglia)?

È veramente un mondo ideale quello che vedo, in cui i sistemi digitali integrati ti permettono quella mobilità che ormai fa parte della nostra vita? Purtroppo, la risposta è si.

La corruzione, a mio giudizio, è il primo scoglio che non riusciremo mai ad affrontare. È inutile che i vari ministri interpellati da PI si riempiano la bocca di WiMax, Open Source, PEC, cip e ciop. Finché le gare di appalto sono forgiate per le aziende che le devono ricevere, finché tali aziende le ricevono non per competenze, ma per conoscenze e agganci politici / societari, finché lo Stato sarà diviso (ed ogni entità si rifiuterà ostinatamente di cedere il monopolio delle proprie informazioni agli altri, come accennavo prima la differenza tra Anagrafe Demografica, Tributaria, Motorizzazione civile, Sanità, ecc.), non credo potremmo mai raggiungere quel grado di integrazione da me sognato ogni giorno.

Gabriele

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Pubblicato il
2 mar 2007
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