Chi studia il digitale in Italia?

Chi studia il digitale in Italia?

Ci proverà un Comitato appena istituito dal ministero all'Innovazione. Dovrà portare alla realizzazione del primo rapporto nazionale sulla diffusione delle tecnologie digitali
Ci proverà un Comitato appena istituito dal ministero all'Innovazione. Dovrà portare alla realizzazione del primo rapporto nazionale sulla diffusione delle tecnologie digitali


Roma – “Rapporto annuale sull’innovazione in Italia”, si chiama così il documento che il ministero all’Innovazione vuole si realizzi al più presto e chiede che se ne occupi un Comitato appena messo insieme allo scopo. L’idea è capire quanto siano diffuse le tecnologie digitali e quali siano le caratteristiche dell’impatto del digitale in Italia al di là, evidentemente, delle esaurienti statistiche e dei dati provenienti dal mondo dell’impresa.

Il Comitato tecnico-scientifico avrà l’incarico di supervisionare il rapporto. A presiedere il Comitato, il ministro Stanca ha chiamato Paolo Savona, ordinario di politica economica alla Luiss. Altri componenti sono Francesco Bellotti, vicepresidente della Confindustria e presidente della Piccola Industria, Umberto Colombo, accademico dei Lincei, Gian Paolo Fabris, Pro-rettore dell’Università Iulm, Vittorio Grilli, Ragioniere generale dello Stato, e Salvatore Vicari, ordinario di economia e gestione delle imprese alla Bocconi.

Secondo Stanca, il Rapporto “non sarà solo una radiografia statistica sulla diffusione dell’innovazione digitale nel nostro Paese ma costituirà uno strumento di elaborazione sui problemi e soprattutto sulle opportunità offerte dalla applicazione di queste tecnologie, fino a costituire un punto di analisi e discussione sulle scelte politiche da adottare per sostenere la crescita e la competitività dell’Italia. Lo studio, infatti, punta a far emergere nuove proposte e nuovi modelli di interazione per ottimizzare i processi di innovazione in modo da supportare l’attività del Ministro e del Dipartimento per l’Innovazione e le tecnologie nelle azioni da intraprendere e nella definizione di strategie e politiche per incentivare la più ampia diffusione dell’innovazione nel nostro paese”.

La speranza, naturalmente, è che il Comitato possa muoversi con maggiore dinamismo rispetto a quello fin qui dimostrato dalla Commissione istituita dallo stesso ministero per lo studio dell’open source e della sua eventuale introduzione nella Pubblica Amministrazione.

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Pubblicato il 10 apr 2003
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