Cina, arrestati 2.600 pirati

Cina, arrestati 2.600 pirati

Le autorità vogliono dimostrare al WTO che in materia di proprietà intellettuale non sono secondi a nessuno. Ma nel paese la contraffazione è un business diffusissimo
Le autorità vogliono dimostrare al WTO che in materia di proprietà intellettuale non sono secondi a nessuno. Ma nel paese la contraffazione è un business diffusissimo


Pechino (Cina) – 2.600 persone accusate di pirateria sono state arrestate dalle forze dell’ordine cinesi negli ultimi otto mesi, un periodo di tempo durante il quale Pechino ha cercato con tutte le proprie forze di scrollarsi di dosso l’immagine di paese tra quelli in cui maggiore è la diffusione della contraffazione digitale.

Stando al Ministero del Commercio, in una serie di blitz in questi mesi la polizia cinese ha scoperto 24 laboratori illegali, tutti attrezzati con tecnologie di duplicazione con le quali venivano realizzate grandi quantità di copie contraffatte di software e videogiochi, spesso poi rivenduti attraverso negozi ufficialmente in regola.

Nel corso delle operazioni, a dimostrare dunque proprio quell’impegno che è stato chiesto alla Cina dall’Organizzazione mondiale del commercio ( WTO ), sono stati arrestati anche 41 funzionari pubblici accusati di collusione con le organizzazioni malavitose che prosperano sulla pirateria.

Nell’insieme, hanno spiegato al Ministero, sono più di 63 milioni i dischi ottici contenenti materiale pirata che sono stati rinvenuti e distrutti dalle forze di polizia, “intercettati” prima che raggiungessero il mercato nero.

“La Cina – ha dichiarato il viceministro del Commercio Zhang Zhigang – ha fatto molti progressi per la tutela della proprietà intellettuale. In questa situazione, accusare la Cina di una condotta non trasparente o di mancanza di tutele è irragionevole”. La battuta, se così la si può chiamare, è indirizzata agli Stati Uniti che anche per quest’anno hanno inserito la Cina nella lista nera dei paesi a più alto tasso di pirateria. Zhang ha criticato gli USA anche perché non avrebbero tenuto conto delle molte azioni di sensibilizzazione al problema che il Governo pechinese avrebbe finanziato.

Zhang, che non ha voluto raccontare il destino giudiziario dei 2.600 arrestati, molti dei quali potrebbero essere condannati ad un lungo periodo dietro le sbarre viste le nuove normative a tutela del copyright, ha spiegato che il giro di vite contro i pirati continuerà: inizialmente previsto come “atto dimostrativo” dalla durata di otto mesi, Zhang ora ha confermato la sua estensione a tutto il 2005 .

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Pubblicato il
30 giu 2005
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