Cina, fuorilegge i mail server privati

Cina, fuorilegge i mail server privati

La Repubblica Popolare Cinese mette al bando tutti i server privati di posta elettronica che non abbiano ottenuto un'apposita autorizzazione. Il Governo pechinese arriva a spacciarla come una manovra antispam
La Repubblica Popolare Cinese mette al bando tutti i server privati di posta elettronica che non abbiano ottenuto un'apposita autorizzazione. Il Governo pechinese arriva a spacciarla come una manovra antispam


Pechino – Libertà e sicurezza sono due concetti che non sempre vanno d’accordo, specialmente in Cina: il governo cinese ha infatti messo al bando ogni tipo di servizio SMTP privato che non abbia ricevuto un’apposita autorizzazione da parte del Ministero dell’Informazione di Pechino. Una decisione – viene detto – giustificata dal tentativo di liberare la Repubblica Popolare dalla piaga dello spam .

“La legge nazionale antispam”, si legge in una nota pubblicata dalla Internet Society of China , “è stata formulata in modo da proibire a qualsiasi individuo o associazione di fornire accesso a servizi di posta elettronica senza una speciale licenza prodotta dal governo”.

Ogni tipo di newsletter e ogni mailing list di discussione dovrà quindi aggiornarsi alle nuove regole o sparire , e tanto più dovranno farlo i messaggi di carattere commerciale. Tutti i materiali promozionali inviati per mezzo telematico, infatti, dovranno contenere la dicitura pubblicità oppure la sigla AD, così da permettere un funzionamento ottimale ai filtri antispam pressoché obbligatori.

Ma ad essere colpite sono anche pubblicazioni via email a carattere specialistico, ad esempio sarà vietato discutere per email di sicurezza delle reti o più in generale di sicurezza informatica . Una misura drastica che qualcuno interpreta come utile a impedire la diffusione di informazioni che possano consentire agli utenti cinesi di dotarsi di maggiori conoscenze tecniche, ad esempio per bypassare o sottrarsi, almeno in parte, ai sistemi pervasivi di controllo della rete attivati dal regime.

Gli utenti, inoltre, rischieranno accuse specifiche qualora si rendano rei di aver inoltrato o copiato email contenenti materiali fuorilegge, una misura peraltro già prevista dall’ordinamento cinese ma qui espressamente ribadita. Inutile dire, come sottolinea peraltro vnunet.com , che in passato normative di questo genere sono state utilizzate per reprimere il dissenso politico o religioso.

Per ottenere l’ autorizzazione governativa , i gestori di server di posta dovranno sottoscrivere esplicitamente i propri impegni antispam e in nessun modo attivare server open relay , quei server che accettano email senza verificarne la provenienza e che sono spesso utilizzati dagli spammer per spedire immondizia digitale in tutto il Mondo.

I gestori dovranno anche dar corso a nuove e più pervasive forme di data retention , ossia di conservazione dei dati dei propri utenti: questi dovranno essere identificati ed identificabili e le informazioni sulle email ricevute e spedite, non è chiaro se comprensive del contenuto delle email stesse, dovranno essere conservate per almeno 60 giorni.

Inoltre, tutti coloro che vorranno attivare un servizio email, con la sola eccezione delle organizzazioni non profit, dovranno notificare la cosa alle autorità con un largo anticipo, di almeno 20 giorni , sulla data di attivazione dei servizi.

Tutto questo servirà a combattere lo spam? Se ne dicono convinte le autorità di pubblica sicurezza, secondo cui i danni causati alle infrastrutture di rete cinesi da questo fenomeno equivalgono all’equivalente di circa 680 milioni di euro all’anno.

Sebbene la legge abbia piantato dei paletti ben precisi nel caotico scenario telematico cinese, in rapidissima espansione, “i legislatori hanno effettivamente esagerato”, dice James Seng , esperto locale di politiche delle telecomunicazioni. “Ci vorrà tempo prima che gli utenti digeriscano queste nuove norme”, dice Seng, “e probabilmente molte persone faranno orecchie da mercante fino a quando il governo non inizierà a punire gli illeciti”.

Le multe previste per chi opererà al di fuori della legge raggiungono il tetto massimo dei 30mila yuen , pari a circa 3mila euro – ben al di sopra del salario medio di un cittadino cinese. C’è da sperare che la nuova legge, ancorché autoritaria, possa davvero intaccare lo spam proveniente dalla Cina: si ritiene infatti che un quinto di tutta la posta immondizia circolante in rete provenga oggi dalla rete cinese.

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Pubblicato il 18 apr 2006
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