Cina, in galera altri quattro cyberpazzi

Cina, in galera altri quattro cyberpazzi

Si tratta di un piccolo gruppo di facinorosi capaci di pubblicare online proprie opinioni sul regime pechinese. Dietro le sbarre avranno tempo per riflettere sull'insano gesto
Si tratta di un piccolo gruppo di facinorosi capaci di pubblicare online proprie opinioni sul regime pechinese. Dietro le sbarre avranno tempo per riflettere sull'insano gesto


Pechino (Cina) – Mentre tutta l’attenzione dell’opinione pubblica nazionale e internazionale è focalizzata sull’emergenza SARS, il regime cinese ne approfitta per chiudere i conti con alcuni casi di dissidenza via internet piuttosto scomodi sul piano delle public relations.

La Corte del Popolo di Pechino ha deciso che i quattro intellettuali di 30 anni che hanno inteso pubblicare proprie opinioni politiche su web debbano riflettere a lungo, in un luogo protetto, sull’enormità della propria azione. I quattro facevano parte di una associazione intellettuale giovanile dedita, potenzinterra!, a discutere di problemi sociali e politici, e online avevano pubblicato una piccola guida alla riforma della Cina. Dei pazzi, insomma.

Xu Wei e Jin Haike dovranno rivedere le proprie idee entro i prossimi 10 anni, periodo che passeranno dietro le sbarre, mentre Yang Zili e Zhang Honghai sono considerati più facilmente recuperabili: otto anni a testa. Xu nel corso del processo ha accusato i poliziotti di averlo brutalmente pestato e torturato con shock elettrici ai genitali. Accuse che non hanno impietosito la corte.

Tutti e quattro sono accusati di sovversione, un crimine che in Cina qualcuno in passato ha pagato con la vita. La Corte pechinese, dunque, sembra aver voluto usare in questi casi una inusuale “mano morbida”.

L’accusa che il regime stia sfruttando il clima di panico da SARS per chiudere certe “vertenze” è stata ovviamente respinta da Zhan Qiyue, portavoce del ministero degli Affari esteri di Pechino. “È irresponsabile – si è spinto a dire – fare osservazioni del genere che nulla hanno a che vedere con i fatti. Credo che il giudizio e il processo voluto dal Governo cinese non abbia nulla a che vedere con l’epidemia nel paese”.

Anche su questo i quattro dovranno riflettere. Molto a lungo.

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Pubblicato il
3 giu 2003
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