Pechino – Del suo caso si erano ampiamente occupati alcuni magazine specializzati europei e americani, tra questi anche Punto Informatico, mentre la “grande stampa” non era mai entrata in profondità nella vicenda di Lin Hai, imprenditore dell’hi-tech cinese arrestato nel marzo del 1998.
Hai, che dirigeva un’azienda di produzione software, fu riconosciuto colpevole di aver attentato all’unità del paese e aver incitato alla rivolta per aver inviato circa 30mila indirizzi email di utenti cinesi alla redazione di un giornale cinese dissidente all’estero. I capi di imputazione sono tra i più gravi per il regime cinese ma la sua liberazione, con grande anticipo sul previsto, fa pensare ad una “mossa diplomatica” necessaria alla nomenklatura di Pechino per agevolare i rapporti con la ricca industria hi-tech occidentale.
Ora “il sovversivo” Lin Hai, per il quale dopo l’arresto i dipendenti della sua azienda manifestarono a lungo prima di essere dispersi dalla polizia, ha intenzione di tornare al lavoro, possibilmente su internet: “questo è il ramo business più importante al momento”. D’altro canto tra le occupazioni di Lin Hai prima dell’arresto c’era proprio la realizzazione di siti web.