Roma – In Cina non ci sono problematiche sociali rilevanti, le attività politiche si svolgono con la massima trasparenza, la giustizia è assicurata. Questo avrebbe dovuto scrivere Chen Shaowen sul sito internet sul quale, invece, ha voluto proporre delle critiche al “sistema cinese”. Inducendo le autorità ad arrestarlo.
Shaowen è caduto nella trappola di ritenere Internet un luogo sicuro e libero, quando invece è astutamente monitorato dalla polizia pechinese a caccia di idee sovversive espresse online da persone sotto il proprio controllo. Proprio di sovversione, peraltro, è accusato Shaowenm, operaio disoccupato da qualche settimana in carcere. Sul suo capo pende anche la denuncia di vilipendio al Partito Comunista cinese.
Le esternazioni di Shaowen, ora detenuto nel carcere della regione dello Hunan, secondo un giornale locale sono state ripetute e sempre improntate alla critica sovversiva. Per di più, venivano pubblicate su siti dichiaratamente anti-cinesi e in lingua inglese.
Secondo il Committee to Protect Journalists , un’organizzazione americana che tutela i giornalisti e che ha dato notizia dell’arresto, Shaowen rischia ora 13 anni di carcere.