Clima, i colossi IT contro Trump

Clima, i colossi IT contro Trump

In un ultimo, quasi disperato tentativo le più importanti aziende tecnologiche si uniscono al coro di voci che chiede al presidente americano di non sottrarsi agli accordi di Parigi. Ne va dell'ambiente ma anche del business
In un ultimo, quasi disperato tentativo le più importanti aziende tecnologiche si uniscono al coro di voci che chiede al presidente americano di non sottrarsi agli accordi di Parigi. Ne va dell'ambiente ma anche del business

Alle ventuno di questa sera (alle 15 ora locale) dovrebbe arrivare la conferma definitiva del nuovo corso imposto agli USA da Donald Trump, un presidente sempre più di rottura che intende abbandonare gli accordi di Parigi sul taglio dei consumi energetici per combattere gli effetti devastanti del riscaldamento globale. Una mossa che, neanche a dirlo, non piace quasi a nessuno – soprattutto negli USA.

L’accordo di Parigi è un’intesa internazionale che coinvolge la stragrande maggioranza delle nazioni del pianeta, tutti concordi nel mettere un freno urgente all’esplosione dei consumi energetici e di mantenere il surriscaldamento globale entro il limite di un 1 grado e mezzo nel prossimo futuro. Barack Obama si era impegnato per gli USA al rispetto dell’intesa, ma ora alla Casa Bianca c’è Trump e le cose vanno in maniera molto diversa.


Nel mare magnum dei suoi “tweet” a briglia sciolta, Trump si è sempre dichiarato un fiero sostenitore dell’industria pesante dell’America ed è arrivato a definire l’allarme sul surriscaldamento globale un “imbroglio”. Pochi, a questo punto, credono che il presidente possa fare una delle sue famose giravolte invece di annunciare in pompa magna il ritiro degli USA dall’accordo di Parigi .

La reazione dei governi in giro per il mondo alle sparate di Trump è stata fin qui negativa, tra chi ha parlato della “responsabilità” di tutti nel rispondere alla sfida globale del surriscaldamento (Cina), chi ha dipinto il presidente americano come uno sprovveduto e chi ha detto bisogna spiegare le cose piano e “con frasi semplici.” (UE). La Russia ha riaffermato l’importanza dell’accordo di Parigi, rimarcando altresì come la sua efficacia risulti completamente affossata senza il contributo di uno dei principali Paesi inquinanti del mondo (cioè gli USA).

Buon’ultime i colossi del settore hi-tech , non a caso quasi tutti di origine statunitense, che in una lettera comune hanno esortato Trump a non disattendere l’accordo sui consumi energetici. Il problema non è solo l’ambiente, dicono 25 aziende del calibro di Intel, Microsoft e molti altri: nel disattendere Parigi Trump nega i notevoli vantaggi economici derivanti dai progressi tecnologici in atto, ed espone le aziende americane a possibili “misure vendicative” da parte delle altre nazioni.

Un’altra importante posizione di rottura è arrivata infine da Elon Musk , creatore di Tesla e SpaceX che al momento siede nella board consultiva consultata da Trump per le sue iniziative sulle politiche del lavoro: qualora gli USA abbandonassero Parigi, dice ora Musk, lui non potrebbe rimanere nella board di Mr. President un momento di più.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
1 giu 2017
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