Cognomi, domini, abusi e regole

Cognomi, domini, abusi e regole

Le scorrettezze dei pochi non devono essere un pretesto per mettere il bavaglio ai cittadini della Rete: per questo dobbiamo attivarci, le norme che dovrebbero tutelarci non finiscano per ledere i nostri diritti
Le scorrettezze dei pochi non devono essere un pretesto per mettere il bavaglio ai cittadini della Rete: per questo dobbiamo attivarci, le norme che dovrebbero tutelarci non finiscano per ledere i nostri diritti


Web – Gentili amici di Punto Informatico, sembra proprio che chi ha violato i diritti dei cittadini della Rete stia alzando bandiera bianca. Forse a causa delle linee guida dettate da WIPO, ICANN, che sembrano non dare spazio a nessuna forma di cybersquatting (alcuni casi recenti, per quanto da certi versi controversi, sono stati quelli relativi a domini che citavano Le Monde e Yahoo!) a suon di risarcimenti ed espropriazioni, sicuramente anche grazie al contributo determinante dei cittadini della Rete che sono stati spesso compatti nel rifiutarsi di pagare “riscatti” in denaro sonante per “rapimenti” virtuali, alcuni domini .IT con cognomi italiani sono finalmente stati liberati e lasciati ai legittimi richiedenti.

Purtroppo, il cognome di molti altri internauti (fra cui il mio) non figurano in questo elenco, ma da molti versi sembra essere solo una questione di tempo e, più diviene prossima la data di rinnovo del canone annuo di registrazione (i cybersquatters non sono disposti a pagare molti canoni per domini che potrebbero veder persi a breve), maggiori sono le possibilità di vedere i cognomi finalmente registrati da chi ne ha il diritto.

Ecco alcuni consigli di massima per chi si trova ancora nella mia condizione:

1) avviare con lettera raccomandata una procedura di contestazione delle registrazioni .IT ritenute illegittime e lesive; così facendo, se lasciato libero, si avrà una sorta di diritto di “prelazione” sul proprio cognome, per evitare cambi di proprietà verso persone compiacenti nei confronti dei cybersquatters;

2) badare bene a cosa si clicca quando si visita il proprio cognome .IT (ma non solo); ad esempio, su alcuni dei siti cybersquattati, chi effettua una ricerca sugli argomenti correlati invia, senza esserne consapevole, il proprio indirizzo email (o per lo meno quello citato nel browser) al web master del sito. Molti siti applicano stratagemmi per carpire gli indirizzi email, ma raramente usano metodi così grossolani.

3) (ma questo è solo facoltativo 🙂 comunicare agli altri utenti le proprie impressioni, progetti ed esperienze sul forum di www.grauso.co.uk (ovvero del GRuppo Attenti nell’USO).

Spero che questi piccoli accorgimenti contribuiscano a dimostrare che in Internet, fortunatamente, contano più le idee del denaro e che in Rete non esiste nulla che abbia un valore assoluto: l’importanza di ciò che accade in Rete è determinata dall’attenzione che gli utenti danno alle varie iniziative. Se nessuno compra i domini cybersquattati, ogni speculazione sarà fallita…

Naturalmente, le scorrettezze attuate da pochi non devono essere un motivo, o meglio un pretesto, per mettere il bavaglio ai cittadini della Rete: per questo dobbiamo attivarci affinché le norme che dovrebbero tutelarci non finiscano per ledere ai nostri diritti.

Mi farebbe piacere leggere presto altre notizie di domini lasciati ai legittimi richiedenti, che sono una bella soddisfazione per chi ottiene il dominio cui aveva diritto e una vittoria per tutti gli utenti.

Francesco Ravanelli
Candidato europeo all’ICANN

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Pubblicato il
8 set 2000
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