Compute Engine, il cervello nella nuvola di Google

Compute Engine, il cervello nella nuvola di Google

Mountain View presenta il suo servizio IAAS e dice di offrire ai clienti molta più capacità computazionale remota della concorrenza. Azure ed EC2 sono avvisati?
Mountain View presenta il suo servizio IAAS e dice di offrire ai clienti molta più capacità computazionale remota della concorrenza. Azure ed EC2 sono avvisati?

L’ultima offerta cloud di Google si chiama Compute Engine e, come il nome lascia intuire, intende offrire capacità computazionale distribuita e flessibile per ogni genere di applicazione gestibile da remoto – sia che si tratti di macinare dati o gestire ingenti quantità di traffico.

Compute Engine è un prodotto telematico che appartiene di diritto alla categoria IAAS (Infrastructure-as-a-Service), e intende competere in maniera diretta con offerte già da tempo presenti sul mercato come il sistema EC2 di Amazon.

Rispetto alla concorrenza, Google dice di poter offrire una maggiore capacità computazionale (misurata in numero di core di processore virtualizzati sotto Linux e banda di rete) superiore del 50 per cento per lo stesso prezzo: l’offerta Compute Engine comprende fasce di costo che vanno dagli 0,145 dollari per ora per una virtual machine con singolo core a una VM con otto core (1,16 dollari/ora). Il traffico in uscita costa un minimo di 0,08 dollari per Gigabyte (utenti USA e UE) e lo spazio di storage 0,10 dollari per GB.

La nuova offerta di computing distribuito “va oltre la semplice disponibilità di una maggiore flessibilità e un maggiore controllo”, dice Google, e la possibilità di accedere a risorse di computing di così vasta scala “può cambiare radicalmente il modo in cui si può affrontare un problema”.

Attualmente in fase di beta privata, Compute Engine è stato sin qui usato da beta tester quali la società biotech Systems Biology per un progetto inerente la classificazione di materiale genetico (genoma): in tal caso il numero di core messi a disposizione dal servizio (per un singolo cliente) è stato di ben 600mila core computazionali differenti.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
29 giu 2012
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