Contrappunti/ La Internet di Stanca

Contrappunti/ La Internet di Stanca

di Massimo Mantellini - Da quando in qua i politici si preoccupano della qualità dei contenuti? Che cosa c'entra il Governo con i contenuti? I contenuti sono faccenda privatissima degli utenti che usano Internet
di Massimo Mantellini - Da quando in qua i politici si preoccupano della qualità dei contenuti? Che cosa c'entra il Governo con i contenuti? I contenuti sono faccenda privatissima degli utenti che usano Internet


Roma – Lucio Stanca sbaglia quando dice che il compito del governo, per ciò che attiene allo sviluppo tecnologico, in particolare in relazione alla larga banda, è

“di promuovere non tanto l’innovazione tecnologica per se stessa, ma la qualità di tale innovazione e di quanto viene offerto tramite essa. Ossia la qualità dei contenuti, che può essere garantita consentendo all’industria di lavorare in un ambiente chiaro, definito, favorevole e che consenta modelli di business percorribili” .

Si tratta di una posizione originale e inconsueta. Avrei voluto perfino scrivere “assurda”, ma come vedremo poi, assurda in definitiva non è.

Da quando in qua i politici si preoccupano della qualità dei contenuti? Che cosa c’entra il Governo con i contenuti? I contenuti sono faccenda privatissima degli utenti che usano Internet e dei soggetti che eventualmente attraverso Internet a qualche titolo li propongono. Altre dovrebbero essere le preoccupazioni dei ministri della repubblica, con il nostro paese eternamente in coda nelle classifiche dello sviluppo tecnologico continentale. Invece che porsi il problema dell’accesso per tutti a Internet, della messa in atto di condizioni di utilizzo della rete che siano economicamente favorevoli, invece che darsi da fare perchè la rete raggiunga efficacemente i piccoli paesi e le scuole, le imprese e le grandi amministrazioni, il Ministro ci dice che intende rendere favorevole l’ambiente di lavoro dell’industria e che devono essere consentiti modelli di business percorribili. Business percorribili come “Rosso Alice” o come “Aladino”, citati nel documento del Ministero dell’Innovazione.

Personalmente, se si esclude la continua conflittualità fra le varie ‘telco’ che hanno usato i tribunali amministrativi regionali, l’autorità per le garanzie nelle Comunicazioni e perfino il giurì della pubblicità per farsi la guerra a colpi di carta bollata sulla spartizione della torta, io trovo che oggi l’ambiente di lavoro dei due o tre soggetti delle telecomunicazioni sia già fin troppo favorevole. Il vizio antico del governo di avere come unico referente la grande industria assai prima del cittadino che lo ha eletto, porta a posizioni come quelle espresse da Lucio Stanca. Non si sa quanto ingenuamente (pochissimo ingenuamente per conto mio) si continua a credere che un mercato maturo e concorrenziale (una specie di chimera in questo paese) infine sistemerà ogni cosa, perfino l’interesse economico e culturale dell’inerme cittadino. Resta da capire cosa dovremmo fare noi nel lungo frattempo. Si tratta del resto di una favoletta sulla quale è bene non farsi troppe illusioni: la prova di quanto tale “apologia del libero mercato” sia fuori della grazia divina l’abbiamo osservando, per esempio, i costi delle connessioni adsl paragonati a quelli di altri paesi europei.

Detto questo va ripetuto che, a differenza di altri mercati come quello del pesce o quello delle carote, il mercato della connessione alla rete avrebbe non da oggi grande necessità di un reale appoggio politico. Ciò in relazione alle evidenti ricadute non solo economiche ma anche didattiche e culturali che l’accesso a Internet porta con sè. Gli incentivi pensati dal governo negli anni scorsi e poi reiterati, sono inefficaci a coprire con la larga banda le vaste fette di popolazione non raggiunte dagli interessi di mercato di Telecom Italia. Nessun passo in questo senso è stato tentato e sa il cielo se ce ne sarebbe bisogno. Abbiamo necessità di collegamenti a internet always-on e a basso costo.

Fra un proclama e l’altro, chieda il Ministro agli operatori telefonici (che si apprestano a raddoppiare per la seconda volta in un anno la banda disponibile per l’utenza adsl mantenendone invariato il costo mensile) di predisporre contratti a larga banda “sociali” lasciando immutata la banda e dimezzando il prezzo di accesso. Per esempio una adsl flat 256/128 a 10 euro al mese.

Se è davvero il mercato che determina i costi, ciò dovrebbe essere possibile senza rovinare – come dice Stanca – l’ambiente di lavoro dell’industria che anzi potrebbe vedere aumentata ulteriormente la propria clientela anche fra le fasce di reddito più basse. Si tratta di un solo esempio fra i tanti che potrebbero essere fatti. Mostrino, in altre parole, i ministri della repubblica una attenzione anche minima all’interesse dei cittadini. Come si vede non sono necessari grandi sforzi strategici nè grossi investimenti. Solo allora potremo ascoltare le ormai solite esultanti dichiarazioni del Ministro dell’Innovazione sulla diffusione del broadband in Italia, senza l’amaro in bocca.

Massimo Mantellini
Manteblog

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Pubblicato il 2 nov 2004
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