Washington (USA) – Con il via libera della Camera dei Rappresentanti, il mega-finanziamento di 800 milioni di dollari con cui l’amministrazione Bush intende rafforzare la sicurezza informatica americana è sempre più vicino. Entro due mesi, infatti, il Senato potrebbe dare l’ok definitivo alla misura che rappresenta fino a questo momento uno degli investimenti più consistenti degli Stati Uniti in materia di “cyber-security”.
Secondo molti parlamentari e secondo gli esperti che li consigliano, la situazione è grave: sebbene la maggioranza delle aggressioni informatiche oggi siano equiparabili a “graffiti sui muri” quello che si teme è che, in tempi brevi, le azioni di cracking possano diventare molto più invasive. Lo spettro è naturalmente ancora una volta quello di una “cyber-war” con altri paesi dotati di una “forza d’urto” notevole sul piano tecnologico.
“Tutti gli strumenti del nostro quotidiano – ha infatti spiegato il chairman della commissione Scienze della Camera, Sherwood Boehler – sono connessi e dipendono dai network informatici. Un attacco cyber potrebbe far fuori i nostri sistemi di distribuzione elettrica, di acqua potabile o di gestione dei rifiuti, e colpire le nostre istituzioni finanziarie, catene di montaggio o comunicazioni”.
Il sì della Camera al finanziamento, approvato con una maggioranza schiacciante di 400 a 12, punta a creare nuovi fondi di ricerca e didattica in materia di sicurezza presso la Fondazione nazionale delle Scienze e l’Istituto nazionale per gli standard e la tecnologia. Questi fondi distribuiranno finanziamenti a università e gruppi di ricerca per un rafforzamento complessivo di tutto ciò che è “security”, e che quindi va dalla progettazione dei sistemi all’educazione del personale passando per lo sviluppo di tecnologie ad hoc. Esplicito, in questo senso, l’intervento del rapubblicano Lamar Smith: “In questa nuova era dobbiamo addestrare una nuova generazione di guerrieri informatici la cui arma più potente non è un fucile ma un portatile”.
Il momento negli USA è delicato. Oltre ai timori nati dopo l’11 settembre e alla consapevolezza di una sempre maggiore dipendenza dalle infrastrutture informatiche, di questi tempi si moltiplicano episodi emblematici ripresi con grande enfasi dai media. E’ il caso del rapporto del GAO, braccio investigativo del Congresso, che ha duramente criticato il ministero del Tesoro perché ai suoi sistemi classificati si accede con password troppo semplici e perché ad essi possono accedere anche impiegati che non hanno bisogno di un tale livello di accesso. “Miliardi di dollari di pagamenti e tributi – hanno scritto gli uomini del GAO – sono ad alto rischio di perdita o furto”. Basterà una montagna di dollari a risolvere il problema?