CyberPatrol mette gli hacker alle strette

CyberPatrol mette gli hacker alle strette

Naturalmente ci riesce solo in tribunale con l'appoggio della Mattel. Tutto pur di limitare la diffusione del codice che cracca il software che "filtra" internet
Naturalmente ci riesce solo in tribunale con l'appoggio della Mattel. Tutto pur di limitare la diffusione del codice che cracca il software che "filtra" internet


Web – In tribunale la “mamma” di Cyber Patrol , la Microsystems Software, appoggiata da Mattel , è riuscita ad ottenere il divieto di distribuzione per “cphack”, il codicillo in grado di craccare Cyber Patrol, uno dei più celebri software pensati per “filtrare” i siti web sui browser che lo attivano.

Cyber Patrol, che viene venduto come sistema per consentire ai genitori di non stare assieme ai figli quando questi navigano la rete, era stato pubblicamente colpito da cphack la scorsa settimana, quando i due autori del crack, Eddy Jansson, svedese, e Matthew Skala, canadese, avevano annunciato la creazione del softwarino .

Tra le qualità di cphack, la possibilità di navigare senza filtri online e di visualizzare l’intera lista dei 100mila e rotti siti internet filtrati da Cyber Patrol. Naturalmente, giudice o non giudice, quel codice è arrivato sulla rete.

Di più, ciò che colpisce è che Mattel non solo voglia cercare di arginare l’oceano impedendo la diffusione di cphack ma che abbia pure chiesto al giudice di imporre ai siti che hanno pubblicato cphack la consegna dei log di accesso. In questo modo, afferma Mattel, “sarà possibile rintracciare l’identità di tutti coloro che hanno avuto accesso al codice cphack”. Pare tuttavia che la follia di questa richiesta sia stata riconosciuta anche dalla corte che si occupa del caso. Il 27 marzo il nuovo round.

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Pubblicato il
21 mar 2000
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