Cyberwar, ora c'è il manuale

Cyberwar, ora c'è il manuale

Il manuale di Tallinn sulla cyberwar identifica e definisce quei casi in cui si può parlare di cyber-warfare suggerendo i comportamenti più adeguati. Inclusi l'uso della forza (reale) e l'omicidio degli attaccanti
Il manuale di Tallinn sulla cyberwar identifica e definisce quei casi in cui si può parlare di cyber-warfare suggerendo i comportamenti più adeguati. Inclusi l'uso della forza (reale) e l'omicidio degli attaccanti

Si chiama ” The Tallinn Manual on the International Law Applicable to Cyber Warfare “, ed è probabilmente il primo tomo ad affrontare in maniera organica e strategica la sempre maggiore importanza dello scenario telematico per la sicurezza degli stati e le infrastrutture connesse.

Scritto da gruppo di venti esperti internazionali “indipendenti” ma commissionato dalla NATO, il Manuale di Tallinn è il risultato di un lavoro di ricerca durato tre anni ed è in vendita al pubblico (£35,00) per la Cambridge University Press .

La lettura è densa di contenuti e affronta questioni come la responsabilità degli Stati, il “jus ad bellum”, le leggi sui diritti umani, la neutralità e quant’altro, stilando 95 regole tecniche che nelle intenzioni degli autori dovrebbero governare i conflitti internazionali classificabili come “cyber-war”.

In queste 95 regole, il Manuale di Tallinn identifica le infrastrutture che possono essere considerate come vitali – e quindi da proteggere a tutti i costi – per la sopravvivenza della popolazione civile (il che esclude la Internet pubblica e include le reti idriche, ad esempio), definisce attacchi terroristici condotti via mezzi telematici, parla di malware progettati per attaccare dighe e impianti energetici e di notifiche da comunicare alla stampa nel caso in cui servizi di interesse pubblico venissero interessati da un cyber-attacco in via di sviluppo.

Di particolare interesse sono poi i casi in cui il Manuale indica come giustificabile l’ uso della forza militare contro chi agisce per scatenare il panico su e attraverso le reti telematiche: la rappresaglia armata contro hacker, cracker e cyber-agenti è giustificabile nel caso in cui si arrivi a un conflitto armato vero e proprio, dicono gli esperti che hanno scritto il Manuale di Tallinn, mentre in altri casi una “rappresaglia digitale” tramite cyber-attacchi di ritorno dovrebbe essere sufficiente.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
25 mar 2013
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