Francoforte – Nuova vittoria per l’associazione GPL-Violations Project , un gruppo di esperti a caccia di aziende che utilizzano impropriamente ed in maniera commerciale il software coperto dalla General Public Licence : un tribunale tedesco ha condannato D-Link , noto produttore d’interfacce di rete, al pagamento di un risarcimento a favore dell’associazione.
L’azienda ha commercializzato un dispositivo di rete, chiamato DSM-G600 , che includeva alcune tecnologie protette da licenza GPL, abusando così della stessa.
L’episodio ribadisce per l’ennesima volta la validità legale della GPL , e per gli attivisti di GPL-Violations Project sono in arrivo i rimborsi della controparte per le spese sostenute sia per l’esame dei prodotti di D-Link sia per sostenere la causa.
Herald Welte, fautore dell’assalto legale contro D-Link, ha dichiarato che “si tratta di una vittoria netta e D-Link dovrebbe ritenersi fortunata perché ci siamo limitati ad una richiesta veramente esigua di denaro, senza spingerci oltre le nostre spese processuali”. I portavoce dell’azienda si sono riservati il diritto di non rilasciare commenti sull’accaduto. In base al verdetto, D-Link dovrà riprogettare il dispositivo DSM-G600 per evitare violazioni di tecnologie GPL.
Inizialmente D-Link, secondo le dichiarazioni di Welte, “ha fatto di tutto per negare la validità legale di GPL” ed ha cercato di fare intendere che “le tecnologie utilizzate all’interno del DSM-600 fossero tutte proprietarie”.
Se dal punto di vista giudiziario le cose sembrano filare liscio, invece la strada di GNU GPL verso la sua nuova versione, la cosiddetta GPLv3 , appare tutta in salita.
Alcuni programmatori del kernel GNU Linux sono tornati a sollevare preoccupazioni per la pericolosità della nuova versione della licenza. In un articolo pubblicato su LWN , gli sviluppatori si dicono convinti che la GPLv3 vada riscritta, checché ne pensi Richard Stallman , fondatore di Free Software Foundation , la “mamma” della GPL.
Tommaso Lombardi