Da Cselt a Telecom Italia Lab

Da Cselt a Telecom Italia Lab

Autorevole centro di ricerca, ora il Cselt rischia di perdere il suo ruolo trainante con un riposizionamento discutibile. Occorre andare oltre Telecom se si vuole salvare uno dei labs di punta nel panorama delle TLC italiane
Autorevole centro di ricerca, ora il Cselt rischia di perdere il suo ruolo trainante con un riposizionamento discutibile. Occorre andare oltre Telecom se si vuole salvare uno dei labs di punta nel panorama delle TLC italiane


Roma – Il 6 Marzo lo storico e glorioso Cselt di Torino (Centro Studi e Laboratori delle Telecomunicazioni) ha assunto la denominazione di Telecom Italia Lab, con Amministratore Delegato il giovane manager che ha portato al successo Tin.it, Andrea Granelli, e Direttore Generale, l’attuale di Cselt, Cesare Mussotto.

Cselt è il più importante centro di ricerca sulle Tlc in Italia e, insieme al Cnet francese, anche d’Europa. Non lavora solo per il Gruppo Telecom Italia di cui fa parte ma eziandio per altri gestori di servizi di Tlc come Omnitel, Rai e insieme ai maggiori produttori di apparati e servizi di telecomunicazioni.

In Cselt sono nate applicazioni di successo come l’ Mp3, Cselt ha contribuito al boom della telefonia mobile e ivi si stanno realizzando i prototipi dei telefonini per l’Umts. Vi lavorano circa 1000 persone, prevalentemente laureati assunti negli ultimi anni, e dal punto di vista della risorsa umana rappresenta una punta d’eccellenza nel nostro Paese.

La trasformazione di Cselt in Til (Telecom Italia Lab) rappresenta un’ulteriore tappa di un processo di ristrutturazione, all’interno di quello generale di Telecom Italia, che ha visto la cessione ad una società straniera del laboratorio di ottica e la costituzione di Loquendo, una società specializzata nella navigazione vocale in Rete che ha messo a punto portali vocali in Italia e all’estero.

Con Telecom Italia Lab, il Gruppo Telecom si propone di orientare al mercato e fare della propria attività di ricerca una componente a sempre più alta redditività del business aziendale, una fonte di profitti. Fin qui niente di male. Tuttavia nel tempo lo Cselt ha visto ridursi fino al 25%, quota limite, le sue attività “R”, cioè di ricerca di base, esplorativa, non immediatamente applicativa che distingue un centro di ricerca da un laboratorio per adattare quanto si è inventato altrove. Oggi, questo processo di “sganciamento” della ricerca ha la sua formalizzazione mentre, in questi anni, il nostro Paese ha visto definitivamente allontanarsi la prospettiva di un ruolo importante nell’industria manifatturiera delle tlc.

Non si può pretendere neanche che un ruolo di punta lo debba svolgere Telecom, completamente privatizzata, alle prese con il passaggio da monopolista alla concorrenza piena ma allora chi, se lo Stato non si muove, non si sta muovendo, deve svolgere il ruolo di traino in un settore della ricerca high-tech dove finora l’Italia ha lasciato un segno e dove rischia di diventare fanalino di coda, come in altri settori, e dove la logica rischia di essere la cessione dei pezzi e delle intelligenze migliori per fare cassa?

Ringraziando per l’attenzione,

Pier Luigi Tolardo

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Pubblicato il
16 mar 2001
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