Decolla il Cyber Law

Decolla il Cyber Law

Lo studio del diritto applicato ad internet e all'evoluzione tecnologica si moltiplica in filoni diversi. L'ultima novità è l'impegno di Harvard, per sviluppare il diritto sul cyberspazio
Lo studio del diritto applicato ad internet e all'evoluzione tecnologica si moltiplica in filoni diversi. L'ultima novità è l'impegno di Harvard, per sviluppare il diritto sul cyberspazio


Web – Una comunità di giuristi on line collabora e condivide materiale giuridico. La notizia sembra avere del sensazionale per chi sia anche solo in parte nell’ambiente giuridico-accademico italiano. Forse può sembrare più verosimile nel corrispondente ambito anglosassone! Sta di fatto che il Berkman Center for Internet and Society presso l’Università di Harvard propone un “programma per l’esplorazione del ciberspazio, per la condivisione degli studi sul cyberlaw e per aprire la strada allo sviluppo” della materia.

Questo campo di studi non risulta essere solo un insieme di casi riguardanti i computers, la telefonia o l’elettricità. I ricercatori del Bertkman Center ritengono di poter identificare un elemento chiave nell’evoluzione dell’informatica: “We see at least one theme: in cyberspace, code is law”. La maniera stessa in cui la tecnologia dell’informazione si evolve determina il mutamento delle leggi che la regolano al punto da rendere necessarie conoscenze tecniche approfondite per comprendere come certi indirizzi normativi possano essere definiti, in un mondo in cui le strade dell’innovazione sono governate da gruppi privati e quindi rischiano di non essere adeguatamente trasparenti e democraticamente scelte.

Il Centro, nato col nome di “Center on Law and Technology” da un seminario datato 1993 del Prof. Charles Nesson con il Prof. Arthur Miller, cambiò nome nel 1997 in seguito alla donazione della famiglia Berkman e deve essere considerato parte della Harvard School of Laws alla quale dal 1995 offre un supporto di ricerca su queste tematiche, in collaborazione con le altre Harvard Schools ed il MIT.

L’idea ha una portata rivoluzionaria anche se rivoluzionaria non lo è del tutto. E forse non poteva essere che così, dato che il medium utilizzato, Internet, permette una facilità e celerità di condivisione della cultura e dell’informazione senza pari. E quindi le iniziative sul cyberlaw si sono moltiplicate, spesso anche in direzioni impreviste dai primi fautori di questi studi. La rete pare infatti non consentire il controllo delle proprie idee una volta che queste siano state espresse. Un’evidenza tutt’altro che negativa quella secondo cui sulle reti telematiche le idee viaggiano tanto velocemente da impedire chi le ha avute di esercitare su di esse il seppur minimo controllo in barba al “diritto d’autore”, al punto che si può dar vita a diversi filoni di ricerca senza volerlo (ma se le idee circolano liberamente, non sarebbe allora il caso di permetterne la libera fruizione?).

Sono stati finora sviluppati differenti progetti, tutti rigorosamente con prefisso Open, il più attinente dei quali, al tema in questione, porta appunto il nome di Open Law e consiste in un forum rigorosamente aperto al contributo di giuristi e non… Altri progetti sono Open Governance, Open Education, Open Code, Open Content e Open Security.

Federico Penco

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Pubblicato il 12 mag 2000
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