Scricchiola l’immagine di Dell: la Corte Suprema dello Stato di New York ha condannato il grande produttore di computer per frode commerciale. Il Procuratore Generale locale Andrew Cuomo ha infatti dimostrato in tribunale l’intento fraudolento di una serie di campagne pubblicitarie che promettevano finanziamenti agevolati e speciali garanzie.
Lo scandalo è scoppiato in verità l’anno scorso, quando Cuomo è venuto a conoscenza del comportamento anomalo adottato da Dell. Pubblicizzava offerte speciali, come monitor in regalo, sconti stracciati, finanziamenti senza interessi, che poi alla fine non si concretizzavano. Degli interessati, solo il 7% di tutti gli acquirenti newyorchesi ha potuto approfittare di tali offerte.
“Per troppo tempo presso Dell la promessa del servizio clienti è stata un’esca, e praticamente ha lasciato che migliaia di persone pagassero essenzialmente per niente”, ha spiegato Cuomo ad Associated Press . “Questa decisione manda un messaggio importante, ossia che tutte le aziende saranno ritenute responsabili per le promesse che fanno ai consumatori”.
Il giudice Joseph Teresi aveva concesso a Cuomo fino al primo dicembre per depositare tutte le denunce dei consumatori che riguardavano mancate assistenze ed esosi pagamenti di interessi. La Procura è riuscita a documentare ben 700 casi e, dopo la scadenza, altri 1000. La vicenda si è gonfiata ulteriormente durante l’iter processuale tanto che lo stesso Teresi ha ammesso che sicuramente vi sono più newyorchesi truffati di quelli realmente coinvolti nella causa.
Un portavoce di Dell, Jess Blackburn, ha risposto che sebbene non sia stata ancora decisa la prossima mossa, la decisione del giudice non è stata ragionevole. “Siamo fiduciosi comunque del fatto che quando l’iter processuale sarà completato, la Corte riconoscerà che solo un piccolo gruppo di consumatori ha subito danni”, si legge nel comunicato pubblicato da BetaNews .
Eppure Cuomo è convinto di avere tutte le carte in regola per vincere anche in caso di appello: lo dimostrano le considerazioni del Giudice. “Molti consumatori, una volta approvato il credito, si ritrovavano con tassi di interesse altissimi compresi tra il 16% e il 30% senza poter godere delle offerte pubblicizzate”, sostiene Teresi.
Molti insomma, sostiene Cuomo, credevano di poter approfittare di incredibili offerte, ma alla resa dei conti scoprivano non solo di essere consumatori di serie B, ma anche di dover pagare molto di più di quanto pattuito.
Adesso, come ricorda The Register , il Procuratore Generale avrà tempo fino al primo dicembre 2009 per consegnare alla Corte le prove che consentiranno di quantificare i danni. Molti sono in attesa di conoscere quella cifra.
Dario d’Elia