La Corte di Amburgo ha riconosciuto il diritto all’oblio per Max Mosley , costringendo la divisione tedesca di Google a rimuovere i link a nove immagini che il suo algoritmo restituiva per le ricerche corrispondenti al nome dell’ex patron della Federazione internazionale automobilistica. La Grande G dovrà poi monitorare la situazione per i prossimi cinque anni.
Nelle foto incriminate l’uomo è ritratto in situazioni sadomasochiste con cinque donne in divisa nazista: un momento privato che però ha inevitabilmente generato scalpore e conquistato l’indesiderata ribalta sulla Rete, dove è partita una gara di velocità tra le condivisioni degli utenti e la rincorsa di Mosley stesso, che ha prontamente avviato la macchina legale alla caccia delle immagini.
Già il Tribunal de Grande Instance di Parigi aveva accolto le richieste dell’ex patron della F1, condannando Google France a rimuovere le immagini e vigilare su possibili nuovi link simili. Alla stessa decisione è arrivato il tribunale tedesco, che come quello francese ha fatto pagare a Mountain View le spese legali ed un euro simbolico di danni.
Se si tratta – letteralmente – di spiccioli, a preoccupare Big G è il principio che si sta affermando nel Vecchio Continente.
Nonostante la normativa europea in materia di responsabilità degli intermediari sembri andare nella direzione contraria, con una responsabilità che si genera solo in caso di mancata azione in seguito ad una denuncia circostanziata, infatti, i tribunali europei che finora si sono espressi sulla questione hanno ritenuto prevalere su questa disposizione il diritto alla privacy e il diritto all’oblio che di questo fa parte .
Ciò, tuttavia, di fatto obbliga Google ad operare come un vigile controllore dei contenuti che circolato in Rete ad opera degli utenti: per questo ha già annunciato di voler ricorrere in appello .
Claudio Tamburrino