Dissidenti cinesi, nuove accuse a Yahoo

Dissidenti cinesi, nuove accuse a Yahoo

Secondo Reporters sans frontières la multinazionale americana ha avuto un ruolo nell'arresto e successiva condanna di un dissidente già nel 2002
Secondo Reporters sans frontières la multinazionale americana ha avuto un ruolo nell'arresto e successiva condanna di un dissidente già nel 2002


Parigi – Le attività cinesi di Yahoo!, tra le maggiori net company americane, sono finite nuovamente sotto accusa: ancora una volta Repoters sans frontières accusa il gigante statunitense di aver aiutato il regime ad individuare e condannare dissidenti e di averlo fatto almeno dal 2002.

In una nota diffusa dalla celebre associazione, si legge che nel verdetto relativo al caso di Jian Lijun, condannato dopo lunghe indagini nel novembre del 2003 a quattro anni per aver diramato online le proprie tesi democratiche, vi sarebbero le prove di un coinvolgimento diretto di Yahoo! nell’identificazione e nell’arresto del cittadino cinese.

Secondo RSF, dalla lettura del verdetto, disponibile qui in un pdf in inglese tradotto dalla Dui Hua Foundation , è evidente come Yahoo abbia confermato alle autorità di polizia che un certo account, ZYMZd2002, era stato usato congiuntamente da due attivisti, lo stesso Jiang e Li Yibing.

Sebbene RSF ammetta che le informazioni potrebbe averle passate alla polizia lo stesso Li Yibing, ritenuto da alcuni un informatore al soldo delle autorità cinesi, l’associazione ritiene comunque palese la complicità di Yahoo nel caso, il terzo del genere ad essere emerso in questi mesi. L’operazione che ha condotto all’arresto di Jiang, ha spiegato RSF, è la stessa che ha portato dietro le sbarre la giovane attivista Liu Di, il cui arresto aveva suscitato una forte indignazione internazionale spingendo le autorità cinesi a liberarla dopo “solo” un anno di prigionia.

“Pezzo per pezzo – sostiene RSF – stiamo mettendo insieme le prove di quanto abbiamo sospettato da lungo tempo, cioè che Yahoo sia implicato nell’arresto di molti di coloro che abbiamo difeso. La settimana scorsa – continua la dichiarazione rilasciata dall’associazione – siamo stati alla sede dell’azienda per chiedere la fine di questa collaborazione. Abbiamo chiesto loro di rimuovere i mail server dalla Cina, perché è l’unico modo per evitare di prendere parte al crackdown attuale contro giornalisti e democratici cinesi”.

Va detto a questo proposito che un altro colosso, Google , proprio di recente ha confermato che i dati dei propri utenti cinesi sono conservati su macchine che si trovano sul territorio americano.

In realtà la questione della collaborazione delle net company occidentali con il regime pechinese è assai complessa e divide l’opinione pubblica, anche quella americana. Dinanzi alle reprimende del Congresso sul loro operato, tanto Yahoo quanto Google e Microsoft hanno sostenuto di non poter fare altro che agire secondo quanto previsto dalle leggi locali, se vogliono continuare ad operare in Cina. Come a dire che per risolvere il problema è necessario un intervento politico e che la questione non può essere caricata sulle spalle delle società Internet statunitensi.

Quel che è certo, è che la nuova accusa di RSF arriva in un momento particolarmente caldo: proprio in questi giorni, infatti, il presidente cinese Hu Jintao è in visita negli USA . Per il momento Yahoo non ha commentato le dichiarazioni di RSF.

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Pubblicato il 20 apr 2006
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