Domini, chi mente paghi

Domini, chi mente paghi

In arrivo negli States una legge che colpisce chi usa un dominio internet per attività illegali avendolo registrato con dati falsi. Insorgono i difensori della privacy: troppi i dati che vengono richiesti. In vista uno WHOIS schermato
In arrivo negli States una legge che colpisce chi usa un dominio internet per attività illegali avendolo registrato con dati falsi. Insorgono i difensori della privacy: troppi i dati che vengono richiesti. In vista uno WHOIS schermato


Washington (USA) – Registrare un dominio su internet potrebbe diventare presto un problema negli Stati Uniti, almeno a sentire i commenti dei sostenitori della privacy ad una proposta normativa bipartisan che si fa strada al Congresso. Una proposta di legge che, in sostanza, rende notevolmente più pesanti le pene e le sanzioni per chi usa un dominio internet per attività illecite e, in più, lo ha registrato usando dati falsi.

Ad essere tirati in ballo dunque sono gli WHOIS , i database che conservano le informazioni sui domini e chi li registra, archivi che secondo i proponenti del “Fraudulent Online Identity Sanctions Act” (FOISA) devono essere sempre veritieri ed aggiornati affinché sia meno difficile perseguire le attività criminose condotte in rete.

Una posizione, però, che si scontra con la pubblicità e la disponibilità dei dati dello WHOIS. Chi oggi registra un dominio internet, anche in Italia (.it), infatti, accetta di esporre i propri dati personali alla ricerca nello WHOIS stesso. Una situazione che in passato ha già sollevato valanghe di polemiche e che oggi è persino al centro di cause giudiziarie tra società che offrono la registrazione e aziende che vorrebbero poter effettuare ricerche sistematiche e di massa all’interno dei database.

Secondo i sostenitori della privacy, in un’epoca in cui il furto di identità digitale è epidemico e avviene proprio grazie alla sottrazione e utilizzo indebito di dati altrui, continuare ad esporre dati personali nello WHOIS è sbagliato. Il Center for Democracy and Technology (CDT), realtà che da anni si occupa delle libertà digitali, ha dichiarato che a spingere al falso nel registrare i domini è la qualità e quantità dei dati richiesti. Non solo, secondo il CDT un aumento delle pene per informazioni non veritiere nello WHOIS rischia di rivelarsi controproducente in quanto non è certo detto che vi sia una relazione tra dati fasulli o incompleti ed una eventuale attività criminosa.

La situazione è stata solo parzialmente risolta da grandi società del mondo della registrazione, come Network Solutions o GoDaddy , che da tempo consentono di registrare domini internet ad un prezzo maggiorato offrendo, in cambio, la schermatura dei dati di registrazione. Un servizio che, in ogni caso, non impedisce all’azienda di sottoporre i dati ad un magistrato nel caso in cui il dominio sia tirato in ballo in una vicenda giudiziaria.

In Italia, come noto, all’atto della registrazione di un dominio.it presso la Registration Authority è necessario firmare tra le altre cose la Lettera di assunzione di responsabilità (LAR) nella quale si accetta anche l’inserimento dei propri dati nel database pubblico di riferimento.

Nella proposta statunitense ciò che preoccupa i difensori delle libertà digitali è che nei casi giudiziari relativi a violazioni di copyright o trademark , l’aver fornito informazioni fasulle allo WHOIS verrebbe considerato un segno di malafede, passibile di una sanzione economica tre volte superiore a quella altrimenti applicata. Nei casi di reati, invece, è prevista una pena carceraria fino a sette anni se chi viene condannato “ha fornito consapevolmente” le informazioni fasulle.

La proposta, d’altra parte, sta facendo il suo cammino al punto che l’ ICANN , l’organismo che sovrintende al sistema dei domini, ha già dichiarato che esaminerà il testo sottolineando che tutti i registrar dovranno fornire informazioni complete e veritiere. Una posizione che potrebbe scontrarsi proprio con quella delle società di registrazione che temono di dover sopportare un onere ulteriore nel verificare i dati presentati da chi intende registrare un dominio.

Tutto questo potrebbe anche tradursi in una rivoluzione per gli WHOIS in senso “tecnico”. Almeno questo è quello che auspicano al CDT, secondo cui “la via migliore per garantire certezze nello WHOIS è fornire protezione alla privacy”. Il che significherebbe, dunque, impedire un facile accesso pubblico ai dati di chi registra un dominio.

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Pubblicato il
6 feb 2004
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