Carlos Slim Helu ha un patrimonio stimato di 68 miliardi di dollari, è, secondo la classifica di Forbes il secondo uomo più ricco del mondo dopo Warren Buffett e prima di Bill Gates, ma fino a ora non possedeva il suo proprio nome in rete . O per meglio dire il dominio di primo livello corrispondente, www.carlosslimhelu.com , era tenuto in ostaggio da uno squatter di Jakarta che voleva la modesta cifra di 55 milioni di dollari per liberarlo.
La contesa, come prevedibile, è finita davanti a un arbitro terzo tra i litiganti e il registrar, che ha stabilito la cattiva fede di Ahmad Rusli con la conseguente necessità di restituire l’URL al suo possessore naturale. Secondo quanto riportato dall’organizzazione internazionale WIPO , i documenti presentati da Carlos Slim Helu hanno dimostrato che il “rapitore” chiedeva il pagamento di un riscatto per la consegna del dominio, pena il linkare siti pornografici come ritorsione .
Rusli, il cyber-criminale truffatore, avrebbe provato a giustificarsi facendo mostra della propria volontà di “proteggere” l’indirizzo riconducibile al magnate e parlando di necessità di attirare l’attenzione dell’uomo con la richiesta dei 55 milioni di riscatto.
Tutto molto improbabile insomma, soprattutto considerando che Carlos Slim Helu di 55 milioni ne ha a cataste, grazie alla fortuna accumulata a capo dell’ex società telefonica di stato messicana Telefonos de Mexico e del conglomerato finanziario Grupo Financiero Inbursa .
Non è andata poi tanto diversamente anche nel caso del Framlingham College di Ipswich, nel Regno Unito, il cui sito www.framlinghamcollege.co.uk è rimasto in possesso di una società privata canadese, Realm Solutions, per 3 anni prima che il registrar Nominet facesse in modo di restituirlo all’istituto.
La scuola, di orientamento religioso cristiano, aveva provato a chiedere la restituzione del dominio anche perché Realm Solutions lo utilizzava come parcheggio per link verso contenuti sessuali espliciti , una situazione definita “orribile” dalla responsabile del college, Gwen Randall.
Secondo la ricostruzione pubblicata da BBC , dietro il lungo periodo di tempo passato prima della restituzione ci sarebbero le procedure previste da Nominet in casi di dispute riguardo i domini, che prevedono prima il tentativo di risolvere la questione “pacificamente” e poi l’intervento di un arbitrato esterno, in caso le ragioni delle parti risultassero inconciliabili .
Anche nella disputa inglese, neanche a dirlo, la società a cui è stato infine tirato via il dominio si schernisce professando la sua buona fede e la volontà di chiudere la questione in tempi brevi , volontà che non sarebbe stata sufficiente perché non si sarebbe fatto in tempo a corrispondere le richieste del college inglese.
Alfonso Maruccia