Roma – Che il Web si stia trasformando in un grande, veloce bazar ricoperto di impennate in Borsa e farcito da e-commerce è ormai sotto gli occhi di tutti. Ma che questo permetta a chi tiene in mano il “portachiavi virtuale dell’accesso facile” alla rete in Italia, di offendere i navigatori, come vedremo, non è accettabile.
Per accesso facile intendo la possibilità di avere un dominio internet, un nome, un identificativo semplice per imbollinare le proprie pagine Web rendendole facilmente accessibili ai navigatori.
Se per possedere un dominio “.com” è sufficiente pagare 70 dollari circa, fino a poche settimane fa per comprarsi un dominio “.it”, oltre a pagare, era obbligatorio avere una Partita Iva. Il che dimostra che non è più vero che con i soldi si ottiene tutto, e che non è altrettanto vero che i diritti negati si comprano.
Come un responsabile di Dada dichiarava settimane fa alla Radio di Stato, adesso anche un qualsiasi utente può registrare il proprio dominio.
Sottolineerei “Il”, dato che è possibile, per un privato, registrare un solo unico dominio. Il perché ci era ignoto, e mentre ci facevamo questa domanda le aziende che ora possono registrare quanti domini vogliono (altra novità, tanto per confermare i due pesi e due misure, da una parte il business dall’altra il diritto dell’individuo), facevano incetta di migliaia di domini per palesi fini commerciali e di speculazione.
Finalmente ora, grazie ad una intervista rilasciata al giornale all’ezine Beta, sappiamo perché non è possibile, per un privato, registrare due o più domini. “A parte le persone con multiple personalità, è abbastanza difficile immaginare la necessità di due dominii”. A dirlo, in qualità di privato cittadino, è Maurizio Codogno, Direttore del Comitato Esecutivo della Naming Autorithy .
Codogno affermava anche che “io so di una società che ha chiesto più di 2mila domini per mezzo di tre manteiner diversi. Presumibilmente tenterà di farci i soldi in qualche modo, ma non possiamo dire a priori come”. In altre parole se un’azienda compra 2000 domini questo non significa alcunché, e non merita neanche un commento, non stimola nemmeno una discussione, la speculazione non merita alcun risalto né indigna (strano poi che alla Naming Authority non sappiano che ci sono società che hanno registrato molte migliaia di domini .it, altro che 2mila).
Ma se un privato (“privato” nel senso di “privato di diritti” forse) intende possedere due domini, chessò quello con il proprio nome e quello con il suo hobby principale, ecco che diventa un malato, un possessore di multiple personalità, uno schizofrenico. E la schizofrenia, si sa, è una malattia, anche molto brutta e seria.
Laddove i molteplici interessi di una azienda non solo vengono tutelati e con subdola complicità incoraggiati, grazie alla disparità di trattamento, ecco che i molteplici interessi dei “normali” viaggiatori della Rete assumono una valenza “strana”, anormale, patologica.
L’equazione è aberrante: chi possiede più domini possiede più personalità (come se fosse vero o fosse un male). Quello che è di fatto un problema tecnico ed amministrativo inconfessato entra nella sfera personale limitandola, insultandola e sbeffeggiandola. Nuovi concetti di possesso del Web da parte delle aziende calpestano così le fondamenta di questo potente mezzo di comunicazione sempre più pericolosamente gestito, male, da pochi uomini il cui potere, attenzione, cresce in relazione al crescere del numero di utenti online e degli interessi “circostanti”.
E mentre in Usa il principale registro di domini Network Solutions lentamente perde il suo monopolio, in Italia, dove ben altri monopoli ancora fortemente condizionano lo sviluppo anche delle nuove tecnologie di connessione (vedi Adsl – Telecom), si permette all’unico organismo che crea le regole dei domini.it di cancellare, con un insulto, la libertà di milioni di navigatori.
Si deruba l’individuo della sua libertà di comprare, possedere, pubblicare siti, domini, attività editoriali sul Web al di fuori della logica commerciale. Se possedere più domini significa essere schizofrenici allora un’azienda che ne possiede 2000 come la definiamo?
Sempre Codogno, questa volta su Punto Informatico: “visto che più persone possono avere lo stesso diritto, il primo arrivato ha ragione”. Ma sono proprio le persone che non hanno lo stesso diritto visto che il mondo, per la Naming Autorithy, pare dividersi tra chi ha una partita Iva e chi non l’ha. Due pesi e, appunto, due misure.
Il giorno in cui io registrerò “lucaschiavoni.it” perderò il diritto a registrare qualsiasi altro dominio italiano (chessò… magari con il nome del mio gatto sempre che questo non significhi che sono un malato).
E non riesco ancora a vedere alcun motivo, né lo trovo nelle parole di Codogno, che giustifichi questa limitazione alla mia libertà personale. Libertà di registrare quel nome che qualsiasi ditta in qualsiasi parte del mondo può possedere (magari per registrare come altrettanti domini i nomi di mille gatti).
Ma forse la cosa non mi riguarda, perché io il nome del mio gatto non lo dico…