Don Fortunato, archiviato il procedimento penale

Don Fortunato, archiviato il procedimento penale

Dopo lunghi mesi il sacerdote, motore e anima dell'Associazione Meter, esce definitivamente dal procedimento penale nato dopo un comunicato in cui commentava l'effrazione contro lo sportello della propria associazione
Dopo lunghi mesi il sacerdote, motore e anima dell'Associazione Meter, esce definitivamente dal procedimento penale nato dopo un comunicato in cui commentava l'effrazione contro lo sportello della propria associazione

Catania – Si è finalmente concluso dopo otto lunghissimi mesi un procedimento penale che ha coinvolto don Fortunato di Noto, il sacerdote che da lunghi anni si batte contro gli abusi sui minori dentro e fuori dalla rete. Un procedimento nato dai commenti che lo stesso don Fortunato aveva fatto, tramite comunicato, di una effrazione ai danni dello sportello di Acicastello, nei pressi di Catania, della propria associazione di tutela, Meter.

In particolare, ricorda una nota diffusa proprio da Meter in queste ore, il procedimento è stato archiviato per decisione del Sostituto procuratore della Procura della Repubblica di Siracusa, Mario Bisogni. Tutto era nato dalla definizione di raid vandalico dell’atto contro Meter inserito in un comunicato. Secondo Bisogni il comunicato “non sembra contenere notizie false esagerate o tendenziose”. Anzi il magistrato ha evidenziato come “Il titolo forte del comunicato, raid vandalico , trova adeguata correzione nel corpo del testo dove lo stesso Di Noto afferma di non avere alcuna certezza sulla matrice dell’evento (.) ribadendo la volontà di proseguire comunque le sue attività associative”.

Per il GIP di Siracusa, Vincenzo Panebianco, “si è trattato di un modesto episodio di erronea interpretazione di un accadimento, scusabile maggiormente perché operato da soggetto che comunque, a cagione di una sua meritoria attività di rilievo sociale, è stato più volte soggetto a pressioni e minacce anche pesanti, che a parere di questo decidente, non ha comportato neanche il pericolo di un serio e rilevante turbamento dell’ordine pubblico”.

A rendere il procedimento più gravoso per don Fortunato anche le modalità con cui ha appreso del procedimento a suo carico, battuto dalle agenzie di stampa prima ancora di esserne informato lui stesso. “Contestualmente o quasi – si legge nella nota diffusa da Meter – altri sei finanzieri perquisivano la sede centrale di Meter ad Avola, con mandato di perquisizione anche per l’abitazione del sacerdote e della parrocchia ove lo stesso svolge il suo ministero”.

“Sono venuti ben sei finanzieri nella nostra sede di Avola e altri tre in quella di Acicastello – ricorda don Fortunato Di Noto – per avere il testo di un comunicato stampa. Bastava chiedermelo e glielo avrei fatto avere immediatamente”. Poi si domanda: “Sto leggendo le agenzie, ho visto oggi i telegiornali e da tutte le parti c’è la mia foto e sotto la scritta: indagato. Questo è il vero procurato allarme. Vengo messo alla berlina sulle prime pagine dei giornali e ancora non ho ben capito per cosa. Sono ancora stordito: io sotto inchiesta per aver fatto un semplice comunicato di solidarietà per una incursione a una nostra sede”.

A margine della sentenza di archiviazione dello scorso 9 giugno, don Di Noto evidenzia come “per otto mesi non ho potuto firmare alcun atto pubblico dell’associazione Meter; le energie e le spese sostenute potevano spendersi per la lotta alla pedocriminalità, noi che collaboriamo da anni con giudici e polizia postale. Adesso che il procuratore Serpotta ha trasferito tutto per competenza a Siracusa e Siracusa ha archiviato, mi chiedo perché sono stato indagato. È da otto mesi che me lo chiedo: perché? Perché questo sterile e inutile accanimento? Quali ragioni per essere indagato, per aver rallentato la mia attività?”.

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Pubblicato il
22 lug 2008
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