Dopo l'11 settembre, online tutta la censura

Dopo l'11 settembre, online tutta la censura

Un indice pubblicato online documenta le restrizioni alla libertà di parola e le iniziative di censura avvenute dopo gli attentati
Un indice pubblicato online documenta le restrizioni alla libertà di parola e le iniziative di censura avvenute dopo gli attentati


Web – Un indice internet che tenga memoria e non consenta di dimenticare tutte le iniziative di censura o di restrizione della libertà di espressione che negli Stati Uniti hanno preso corpo dopo le sanguinose stragi dell’11 settembre. Questo è il progetto realizzato dalla NCAC, la Coalizione americana di lotta alla censura, che in un annuncio spiega come il dopo-attentati abbia influenzato il dissenso politico e la libera espressione “nelle scuole, nello spettacolo, nell’informazione, nei media e nell’arte”.

E l’ indice pubblicato dalla NCAC è appunto diviso in queste grandi “materie” per consentire di approfondire elementi cruciali dei nuovi meccanismi di censura.

“Nel corso della storia americana – spiega il direttore esecutivo della Coalizione, Joan Bertin – le minacce alla sicurezza nazionale hanno messo alla prova la tolleranza del nostro popolo per le idee e le opinioni diverse. Sospetto che le conseguenze degli eventi dell’11 settembre ancora una volta metteranno a dura prova la nostra capacità di riconoscere che la forza della nostra democrazia sta nel consentire all’individuo di esprimere dissenso politico, di godere di libertà di stampa e di un governo trasparente”.

Nell’indice c’è di tutto e di più. Da quadri che vengono rimossi al Museo d’arte di Baltimora perché parlano di terrorismo, ai giornalisti licenziati per aver criticato il presidente americano George W. Bush dopo gli attentati.

Alcuni eventi sono particolarmente ben dettagliati, come quello del 19 settembre riportato da Associated Press, un caso in cui la direttrice di una biblioteca scolastica della Florida avrebbe imposto ai propri dipendenti di non vestire capi recanti gli adesivi con lo slogan “orgoglioso di essere americano” per timore di offendere i numerosi studenti stranieri della scuola. Un altro caso riguarda un giornalista bloccato dalla polizia all’aeroporto e interrogato a lungo per aver portato con sé un libro sull’ecoterrorismo; rilasciato, gli è stato comunque vietato di prendere il volo per il quale aveva prenotato.

Qui il Canale Censura di Punto Informatico.

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Pubblicato il
9 nov 2001
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