Roma – La Tv digitale in Italia langue e molti dei “servizi interattivi” che dovevano sfruttare il nuovo mezzo ed aiutare il cittadino sembrano già morti nella culla.
Parlando oggi con gli amministratori dei nostri enti locali circa le sperimentazioni sul digitale terrestre, l’idea che se ne ricava è quella di una brusca frenata. Scemato l’entusiasmo iniziale, si cerca di trovare risposte ai problemi concreti che sono sorti con la sperimentazione. Si naviga a vista. Per esempio a Bologna il dirigente comunale del settore tecnologico, Osvaldo Panaro, al riguardo confessa: “Siamo partiti l’anno scorso a spron battuto credendo nelle potenzialità della tecnologia. Oggi siamo più dubbiosi sulla efficacia, per una serie di motivi: diffusione molto lenta, utilizzo dei decoder troppo diversi, molti problemi legati ai pardigmi di navigazione tutti da capire, assenza assoluta di feedback”. Eppure si era partiti con una sperimentazione di sei mesi con grandi gruppi che è servita a capire le difficoltà del mezzo .
La diffusione è ancora scarsa ed i problemi irrisolti si sono accantonati per pensare ad altro, con buona pace, almeno per ora, del t-government. Eppure lo switchoff, il momento in cui si abbandonerà la Tv tradizionale per il solo DTT, è dietro l’angolo (subito nel gennaio 2006 per Val d’Aosta e Sardegna, fine 2006 per tutte le altre regioni).
Andando a curiosare in quel che succede negli altri paesi maggiormente sviluppati si scopre che la conversione al DTT soltanto in Italia è stata programmata per il 2006. Altrove se ne parla in termini ben diversi: dal 2007 in poi; con molti, come il Regno Unito, dove la diffusione DTT è già molto avanti, che non hanno alcuna intenzione di lasciar cadere la Tv tradizionale per altri 5, 6 o 7 anni.
Questo si traduce nella possibilità per gli utenti di acquistare decoder più evoluti e a prezzo migliore tra qualche anno, per le sperimentazioni di procedere senza accelerate d’ufficio e per i primi canali digitali di concorrere l’uno con l’altro alla creazione della propria audience: il tutto in un quadro che sembra condiviso dai diversi attori, non come accade in Italia, dove il DTT è da tempo nel mirino di consumatori e contribuenti.
Ma ecco un breve excursus nella situazione del DTT in alcuni dei paesi ricchi.
USA
Si è iniziato a parlare di DTT dal ?93. Oggi gran parte del lavoro è stato portato a termine. L’anno prossimo si stima che tutto il territorio sarà coperto.
Il Senato, qualche giorno fa, ha fissato il nuovo limite inderogabile per le società radiotelevisive per le trasmissioni analogiche. Il D(igital) Day è stato fissato per il 7 aprile 2009 e non potrà essere prorogato poiché è stato incluso nel piano finanziario quadriennale.
Quella data considerata “opportuna”, secondo il Governo, dovrebbe permettere a milioni di americani di comprare il decoder per le loro vecchie tv. Spesa stimata totale: 3 miliardi di dollari. Gli stanziamenti statali tuttavia dovrebbero ammontare almeno a circa 1 miliardo di dollari.
Per l’Associazione nazionale delle emittenti lo spostamento della data al 2009 rappresenta una vittoria per milioni di americani, che rischierebbero di rimanere senza segnale a causa di un passaggio al digitale più ravvicinato.
Il Senato ha inoltre stanziato un altro miliardo di dollari per le nuove tecnologie di trasmissione delle radio digitali.
Insomma il paese che corre, e va sulla Luna, stima equo il passaggio analogico-digitale in 4 anni.
UK
È il paese, secondo alcune fonti, a più alta penetrazione di DTT nel mondo. Le emittenti stanno lavorando molto in questo campo e la sperimentazione è arrivata già al secondo anno. Il problema anche qui era quello di assicurare comunque il segnale a chi possedeva apparecchi tv vecchi. E ci sono siti di interesse pubblico, come questo , che cercano di offrire una utile guida e risposte a ogni quesito degli utenti. Da parte sua Ofcom, l’Autorità indipendente per le comunicazioni, informa che il Governo britannico, a settembre, intende sostituire il segnale analogico televisivo con quello digitale entro quattro anni, con un programma a tappe a partire dal 2008. Dunque, per la fine del 2012 il segnale sarà interamente digitale.
Al momento, sempre secondo Ofcom, il 63 % delle famiglie britanniche segue la tv digitale con un incremento mensile di 200mila famiglie.
Si stima che un 10% del totale delle famiglie sia restio al cambiamento volontario o trovi difficoltà. Il prezzo del decoder entro il 2008 non supererà le 26 sterline. Il costo medio per due televisioni ed un videoregistratore è stimato in 132 sterline, il consumo energetico delle apparecchiature digitali si aggira tra le 2 e le 8 sterline annue. Riuscire a convincere lo zoccolo duro del 10 per cento a passare al digitale negli anni 2008-12 costerà alla comunità 572milioni di sterline (vedi anche il Digital TV Action Plan ).
Sono 13 milioni gli inglesi che sono passati al DTT.
Germania
Il processo ha previsto due tappe ed è iniziato nel 2003. Le trasmissioni digitali sono partite in fase sperimentale nelle regioni di Berlino e Brandeburgo, dove vengono offerti più di 20 canali e dove il DTT è diventato il vero competitor della tv via cavo.
Dalla fine del 2004 le trasmissioni digitali hanno raggiunto quasi tutto il resto del paese e durante il 2005 dovrebbe essere completata la transizione anche per la radiodiffusione digitale. La situazione è variegata per la presenza sia di tv satellitari che via cavo ed il rallentamento del processo di digitalizzazione, secondo molti, sarebbe causato dalla presenza monopolistica passata di Deutsche Telekom. Secondo i più, avrebbe impedito l’aggiornamento e nuovi investimenti nel settore.
Lo switchoff è comunque previsto per il 2010.
Francia
È piuttosto in ritardo sulla copertura del DVB-T. Dopo un breve periodo di sperimentazione, alcuni canali hanno cominciato a trasmettere in digitale. I principali canali nazionali (TF1, France2, France 3, Canal+) trasmettono in digitale, sia in chiaro che criptato. Altri canali digitali a pagamento si stanno affacciando in questi mesi utilizzando il formato MPEG4, diversamente dal resto d’Europa che invece utilizza l’MPEG2.
La fine dell’analogico è previsto per la fine del 2007 per i 14 canali presenti.
A settembre 2005 appena metà della popolazione era raggiunta dal segnale sperimentale mentre si stima che entro il 2006 la popolazione in grado di percepire il segnale digitale arriverà al 65%. Sempre secondo le previsioni, al momento della chiusura delle trasmissioni analogiche il 15 per cento rimarrà al buio (sempre che l’attuale termine non sia procrastinato).
Altri paesi
Per il resto c’è da segnalare che la Russia avrà bisogno ancora di un decennio almeno per il passaggio al digitale. Al momento, esiste un solo canale attivo con molti problemi di ricezione. Si stima che entro 6 anni metà dei russi avrà un decoder. L’analogico andrà in pensione il 2016.
Il Giappone tecnologico ha adottato un unico sistema, l’ISDB-T. Le trasmissioni sono iniziate a dicembre 2003 nelle principali città. L’analogico cesserà il 24 luglio 2011.
I prossimi swithoff previsti sono (oltre l’Italia, e parte della Svizzera, tra i primissimi) il 31 agosto 2007 per la Finlandia, il 2007-2008 per Nord Irlanda, il 2010 per la Spagna (che ha anticipato dal 2012).
Tuttavia secondo alcuni studi l’ultima trasmissione analogica terminerà intorno al 2030.
Alessandro Biancardi