Web (internet) – Hacking del DVD, superamento delle barriere di sicurezza, distruzione delle protezioni volute da Hollywood: in queste settimane questo è l’argomento che sta tenendo banco quando si viene ai Digital Versatile Disk.
Dopo aver affrontato la tecnologia, com’è e come funziona, e le caratteristiche della protezione dei contenuti, occorre affrontare l’argomento più caldo del momento: il DVD hacking, ovvero la copia illegale del contenuto dei DVD. E ‘ notizia di questi giorni che un gruppo di programmatori del nord Europa è riuscito a violare i codici di protezione utilizzati per criptare i dati contenuti nel DVD.
La cosa ha, ovviamente, scaldato gli animi di molti e comunque incuriosito i più. Dal punto di vista tecnico la cosa si presenta come segue: la chiave che serve per decriptare i dati è a sua volta registrata sul DVD e criptata con una chiave di 40 bit, tutti i player e lettori DVD “sanno” come decriptare la chiave e con questa accedono ai dati. Il risultato è che, in linea teorica, disassemblando un player software o monitorando con opportuni strumenti un player hardware dovrebbe essere possibile ottenere la prima chiave e con questa procedere alla decriptazione del contenuto del DVD.
Come si suol dire, però, “tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”, e infatti a quanto pare l’operazione di attacco alle protezioni dei DVD ha avuto successo anche grazie all’imperizia della casa produttrice di un player software che non ha opportunamento mascherato la chiave all’interno del codice del suo prodotto. Con questa chiave e con notevole abilità e perizia tecnica i “violatori dei DVD” sono riusciti nel loro intento.
Ma, al di là del clamore riportato dai giornali, come è stato possibile rompere un schema di protezione così facilmente? Nulla togliendo all’abilità dei programmatori succitati, bisogna considerare che da tempo è stata dimostrata la “debolezza” dei sistemi di criptazione a 40 bit. La domanda è, quindi, perché non è stato fatto di meglio? Risposta: perché il governo deli Stati Uniti ha leggi molto restrittive sulla commercializzazione di prodotti di criptazione. In particolare il governo vieta espressamente l’esportazione di prodotti di criptazione/decriptazione basati su chiavi più lunghe di 40 bit.
Con questi presupposti si capisce che non poteva essere fatto molto di più. In seguito alle proteste originate dalla violazione delle protezioni sui DVD, il governo Clinton ha promesso di rivedere le sue posizione, comunque ancora non si sa quali saranno i provvedimenti, e soprattutto non si sa se ci saranno.
E ‘ doveroso inoltre considerare anche lo spirito che ha guidato i comitati per la definizione delle protezioni da applicare ai DVD. La pirateria organizzata è qualcosa da cui molto difficilmente ci si può difendere, e questo i fornitori di tecnologia lo sapevano bene. Qualcuno abbastanza bravo e fortunato da riuscire a rompere una protezione c’è sempre, in particolare se motivato da un bel mucchio di soldi. Quello che si è cercato di evitare è stato che le persone comuni si trovassero nella possibilità di aggirare facilmente le protezioni e che cominciassero a copiare e distribuire ad amici e parenti quei prodotti pensati per aumentare i profitti di tante aziende.
Si può dire che il motto sia stato “manteniamo la gente onesta onesta”. I normali CD audio sono copiabili e questo, soprattutto con l’avvento di masterizzatori et similia, ha causato un certo danno all’industria musicale. I fornitori di contenuti (vedi studios di Hollywood) volevano evitare che questo si verificasse anche per i DVD, il cui contenuto ha molto più valore aggiunto di quello dei CD musicali. Quindi non c’è mai stata la presunzione di mettere fuori gioco i pirati “professionisti”, oppure gli hacker più smaliziati.
A questo punto un’ultima considerazione che, a mio parere, ha una certa importanza. Il risultato di usare un programma di copia ad un DVD è semplicemente quello di estrarre le tracce audio e video dal DVD. Ho detto semplicemente e non a caso, infatti un DVD è molto più di un filmato, ha spiccate caratteristiche di interattività e fornisce tutta una serie di servizi che nessun filmato può fornire (vedi doppiaggi in lingue diverse, cambio di telecamera, possibilità di seguire i dietro le quinte e i commenti del regista e altre cose ancora).
Inoltre, a quanto pare, la qualità video del filmato ottenuto dal procedimento, non solo non è paragonabile a quella del DVD, ma è decisamente scarsa (probabilmente a causa delle tecniche per la protezione del prodotto analogico, vedi puntata precedente). Lo stesso dicasi per le tracce audio, ovviamente le 6 tracce in formato Dolby dell’originale vengono perse.
Il mercato dei film “piratati” è già fiorente, vale la pena di fare tanta fatica per copiare (in parte) il contenuto di un DVD? E comunque ricordiamoci che copiare senza opportune licenze prodotti protetti da copyright è pur sempre un reato, come lo sono, in molti stati, i procedimenti di reverse engineering che vengono messi in atto per eludere protezioni come quelle di cui si parla.
Concludendo: i programmatori che hanno violato le protezioni dei DVD sono indubbiamente molto bravi ma sono stati “facilitati” dall’ottusità di alcune leggi americane e dalla poca accortezza di un produtore di player per DVD. Inoltre, probabilmente, il gioco non vale la candela, nel senso che non si ottiene qualcosa di paragonabile con l’originale. Non resta che aspettare per vedere cos’altro tireranno fuori dal cappello gli hacker intenti all’attacco dei DVD.