E' morto l'uomo dei transistor

E' morto l'uomo dei transistor

Morgan Sparks si è spento all'età di 91 anni. Un gigante nella storia della tecnologia
Morgan Sparks si è spento all'età di 91 anni. Un gigante nella storia della tecnologia

Dal 1972 al 1981, quando andò in pensione, è stato il direttore dei Sandia National Laboratories statunitensi, dopo 30 anni passai ai Bell Laboratories. A lui si deve un contributo essenziale nel perfezionamento del transistor, un dispositivo che è al centro della rivoluzione dell’elettronica e dell’informatica . Sabato scorso, Morgan Sparks è morto .

Morgan Sparks La prima generazione di transistor, nata nel 1947 nei Bell Labs, era caratterizzata da dispositivi poco affidabili, che disperdevano molta energia. La loro fragilità, poi, ne rendeva pressoché impossibile l’utilizzo in dispositivi consumer. Da lì, grazie ai contributi di scienziati del calibro di William Shockley , successivamente premiato col Nobel, ci si spinse verso quella che era destinata a divenire la seconda generazione di transistor. Un lavoro delicatissimo, compiuto da un insieme di scienziati, da Gordon Teal a John Little e Richard Haynes.

La seconda generazione vide la luce, però, proprio grazie agli studi di Morgan Sparks, che riuscì insieme a Teal nello sviluppare nuove tecniche di gestione del flusso elettrico, essenziali alla performance dei nuovi dispositivi. Il 31 dicembre del 1951, ricordano in molti, Bell annunciò il suo nuovo transistor, capace di amplificare un segnale di 100mila volte e di occupare uno spazio molto inferiore del precedente. Una novità che diede l’avvio ad una nuova era della tecnologia.

Sparks, nato in Colorado nel 1916, viene ricordato come uno studente estremamente brillante, capace di saltare gli anni scolastici e raggiungere rapidamente l’università. Un uomo modesto, che attribuiva il maggior merito sui transistor a Shockley, al quale attribuiva una particolare ed esclusiva conoscenza dei materiali. Il figlio di Sparks non a caso lo ricorda così: “Lo abbiamo sempre considerato un grande papà e marito, e ci ha sorpreso sentire dei suoi risultati perché è qualcosa di cui non si parlava mai a casa. Sapevo che mio padre aveva qualcosa a che fare con il transistor, ma è solo quando l’intera cultura ha abbracciato il digitale che abbiamo capito realmente il suo contributo”.

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Pubblicato il
8 mag 2008
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