E-opinioni anonime? Non sono censurabili

E-opinioni anonime? Non sono censurabili

Negli States una sentenza crea un precedente davvero importante: non possono essere considerati diffamanti i messaggi, anonimi o no,postati su un gruppo o una chat online quando contengono non fatti ma opinioni
Negli States una sentenza crea un precedente davvero importante: non possono essere considerati diffamanti i messaggi, anonimi o no,postati su un gruppo o una chat online quando contengono non fatti ma opinioni

Los Angeles (USA) – Non sono diffamanti, censurabili né condannabili i commenti postati su newsgroup, chat o bacheche online che esprimano una opinione e non un fatto diverso dalla realtà. Questo semplice concetto è stato “deciso” da un giudice di Los Angeles che ha archiviato il caso di un’azienda, la Raytheon, che voleva 25mila dollari di danni per alcune opinioni anonime apparse su una bacheca elettronica di Yahoo!.

La sentenza emessa dal giudice David O. Carter parte dal presupposto che “i messaggi in questione sono pieni di iperboli, ironia, invettive, frasi spezzate e un linguaggio che non si trova generalmente in documenti basati su fatti come nei comunicati stampa delle aziende”.

Il precedente è destinato a rendere più difficile alle imprese perseguire i messaggi che anonimamente appaiono in Rete e che criticano le aziende stesse. Ne è felice David Sobel, dell’associazione pro-privacy EPIC e sostenitore dell’anonimato online: “La sentenza è molto significativa. Si tratta di un riconoscimento giuridico che la grande maggioranza del materiale pubblicato sulle bacheche elettroniche costituisce una opinione e dunque è protetta dalla legge”.

Secondo Sobel, che da anni si batte perché vengano conservati i diritti di parola online, le aziende troppo spesso sporgono denuncia per poter poi chiedere ufficialmente ai provider o fornitori di spazi di discussione l’identificativo dell’utente che in via anonima ha postato un certo messaggio. Azioni che Sobel definisce “spedizioni di pesca”.

“Stiamo ancora cercando una regolamentazione in questo settore – ha aggiunto Sobel – e quella di oggi è una decisione che deve far riflettere e che avrà un impatto significativo nella protezione dell’anonimato online”.

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Pubblicato il 1 mar 2001
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