Da qualche tempo, ne abbiamo parlato nei giorni scorsi anche all’interno di una news, c’è una diatriba abbastanza accesa fra detrattori e sostenitori del software open source. I primi affermano che la grande debolezza del codice open source consiste proprio nella sua caratteristica saliente: quello di essere a disposizione di tutti. Secondo questi tizi, dunque, la sicurezza di un software o di un sistema operativo open source non potrà mai competere con quella offerta dalle piattaforme proprietarie, il cui codice sorgente è al contrario ben custodito in casseforti elettroniche super protette. La loro tesi, apparentemente, non fa una grinza: chi non conosce nei dettagli il cuore di un software avrà sicuramente maggiori difficoltà nel penetrarne le difese e nello scoprirne i punti deboli. Purtroppo per loro, però, questo ragionamento è vero solo in minima parte: se infatti nel software ?chiuso? può risultare più difficile scoprire bachi o debolezze, è anche vero che la proporzione fra i potenziali hacker alla ricerca di punti deboli e gli sviluppatori che devono provvedere a mettere le pezze è largamente a favore dei primi. Nel software open source, invece, le forze in campo sono ben più equilibrate ed il numero di sviluppatori interessati a porre immediato rimedio al baco ed in grado di farlo (grazie al codice pubblico) è alta. Consideriamo poi che la comunità hacker è sicuramente meglio disposta verso il software open source, e spesso sono gli stessi suoi membri che si incaricano di correggere i problemi. Dando per scontato che oggi come oggi è praticamente impossibile sviluppare software senza bug o punti deboli, la caratteristica del software open source di poter contare su aggiornamenti quasi in tempo reale, diviene un grosso pregio. Voi che ne pensate?
Alessandro Del Rosso