eLisbona: ma sono tutti impazziti?

eLisbona: ma sono tutti impazziti?

di M. Mantellini. Sono tutti grandi esperti di portali, tariffe flat e alfabetizzazione telematica. Possibile? Quando il treno è passato fischiando loro guardavano da un'altra parte
di M. Mantellini. Sono tutti grandi esperti di portali, tariffe flat e alfabetizzazione telematica. Possibile? Quando il treno è passato fischiando loro guardavano da un'altra parte


Web – E ‘ come se fossero tutti improvvisamente andati fuori di testa

La causa di tanto impazzimento fra i politici, gli imprenditori, i giornalisti, gli intellettuali italiani, risiede nella improvvisa raggiunta consapevolezza del fatto che “non si può perdere il treno della new economy”, “si devono al più presto attivare gli strumenti per favorire l’accesso a Internet”, “si deve colmare la distanza che ci separa dagli altri paesi occidentali”.

Il treno in realtà, nel nostro paese è già stato perso, resta solo da sperare che ne passi qualcun altro più avanti. E se è stato perso quello della new economy , non ci siamo lasciati scappare quello del senso del ridicolo. La reazione al “nuovo” nella nostra classe politica fino a oggi ha generato solo lunghi documenti pieni di tempi al futuro e progetti ciclopici quanto irrealizzabili. Nel più classico stile nostrano, si confezionano proposte bellissime senza considerare per nulla la loro fattibilità.

Quando era il momento per capire in che direzione andava il mondo (un paio di anni fa almeno) i nostri politici e intellettuali mostravano un ghigno di insofferenza alle domande su cosa intendessero fare per Internet: la stessa espressione che riservano sempre ad ogni quesito che esuli dalle loro conoscenze. Oggi sono tutti grandi esperti di portali, tariffe flat e alfabetizzazione telematica. Possibile? Quando il treno è passato fischiando loro, per nostra sfortuna, guardavano da un’altra parte.

Esagerare a parole non costa nulla (tanto nessuno si darà la pena di controllare e farlo notare) e allora nei documenti di programmazione del governo presentati al summit di Lisbona sono state inserite perfino le date della nostra rincorsa. Nessuno ha però ritenuto di specificare cosa accadrà se tali termini, come è molto probabile, non saranno rispettati.

Entro il 2000 dovremo fare questo, entro il 2001 quest’altro. Non parliamo poi del 2003, data in cui, secondo il governo D’Alema, il 25% delle ore di lezione nelle scuole medie e superiori verranno spese su Internet (ovviamente su linee ad alta velocità).

C’è da morire dal ridere a leggere questi piani triennali, come c’è da perdere il controllo, per esempio, a leggere la “Proposta di legge di Forza Italia per sostenere lo sviluppo della new economy nel nostro paese”. Lo segnala Manlio Cammarata su Interlex ed effettivamente la lettura del documento lascia sbalorditi. Non tanto per la scemenza dei tre portali del sud, centro e del nord a partecipazione pubblica nei quali far confluire i contenuti delle imprese italiane online (su questa cosa orribile dei “portali di stato” curiosamente maggioranza e opposizione si trovano d’accordo), ma quanto per certe frasi allucinanti quale quella che l’uso della rete dovrà essere incentivato per “trasformare la rete in mercato”.

Lo leggiamo dappertutto, mancano esperti di Internet, programmatori html, web designer, amministratori di sistema; in molti paesi ne stanno importando dall’India (chissà perche in India tutti sanno di Internet e desiderano trasferirsi altrove). In Italia qualcuno ha calcolato che nel prossimo anno ci saranno 50.000 posti vacanti di tecnici specializzati in campi attinenti alle reti. Forse insieme agli esperti nelle cose della rete sarebbe il caso di importare anche qualche politico indiano che abbia una vaga idea di cosa sia Internet.

Massimo Mantellini

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Pubblicato il
24 mar 2000
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