Sydney (Australia) – Il 2000 sarà ricordato come l’anno in cui hanno decollato i procedimenti di licenziamento a causa dell’utilizzo, considerato “improprio”, della posta elettronica da parte di dipendenti. L’ultimo caso di una lunga serie riguarda cinque poliziotti australiani dello stato del New South Wales che hanno perso il lavoro per aver utilizzato la posta elettronica anche per scambi di corrispondenza privata.
Come noto non sono molti i paesi, ma tra questi c’è l’Italia, in cui l’email dei dipendenti gode della stessa protezione della tradizionale corrispondenza cartacea. In Australia, invece, un datore di lavoro, privato o pubblico, può lecitamente monitorare cosa viene scritto e inviato nelle email che circolano sui propri network.
A quanto pare i poliziotti hanno incluso nell’email inviate tra di loro dei contenuti “offensivi” ed “indecenti”, in particolare materiali a carattere pornografico o violento. Si tratta di email considerate “inappropriate” anche se inviate ad amici, conoscenti o familiari.
Ciò che si contesta, dunque, non è l’uso privato dell’email quanto i contenuti delle email stesse. A quanto pare il voyeurismo istituzionale che ha condannato i cinque alla perdita del posto di lavoro, potrebbe costare altrettanto caro nei prossimi giorni ad altri sei poliziotti.