EMI: noi non installiamo malware

EMI: noi non installiamo malware

Il colosso della discografia prende le distanze da Sony BMG e rassicura i propri clienti, spiegando che il software installato dai propri CD è del tutto trasparente
Il colosso della discografia prende le distanze da Sony BMG e rassicura i propri clienti, spiegando che il software installato dai propri CD è del tutto trasparente


Roma – EMI non ci sta al tiro al piccione a cui tutte le major da qualche giorno sono sottoposte dopo che Sony BMG è stata colta in fallo sulla questione del rootkit auto-installante sui PC degli acquirenti. EMI ha infatti preso le distanze da Sony BMG nelle scorse ore, con parole che, pur diplomatiche, finiscono per condannare l’iniziativa della corporation concorrente.

“Il software di protezione dei contenuti che utilizziamo – si legge in una nota diffusa dall’azienda – può essere disinstallato facilmente con un disinstallatore fornito assieme al disco. EMI non utilizza alcun software per nascondere tracce del proprio programma. Non c’è alcun rootkit e non ci sono processi che rimangono attivi in background”. EMI ha specificato che, non appena l’utente decidesse di rimuovere il software, nessuna traccia di quest’ultimo rimarrebbe sul suo computer.

Sebbene la nota non nomini ufficialmente Sony, sia la tempistica che il riferimento al rootkit non lasciano adito a dubbi sulla volontà di EMI di rassicurare i propri clienti ed evitare che le polemiche che stanno travolgendo Sony BMG finiscano per intaccare anche la propria reputazione.

Ma la presa di distanza è ancora più netta. Nella nota, EMI spiega anche di non aver mai commercializzato CD contenenti i sistemi di protezione DRM di First 4 Internet , la società che ha fornito a Sony le tecnologie impiegate su certi CD che, come ormai ben sanno i lettori di Punto Informatico, installano sul PC dell’utente porzioni di software senza dichiararlo in alcun modo.

“EMI – spiega il comunicato – non utilizza la tecnologia First 4 Internet. Abbiamo recentemente completato una sperimentazione di tre tecnologie di controllo dei contenuti (vale a dire il CDS300 di Macrovision, il MediaMax di SunnComm e il key2audioXS SonyDADC) e i sistemi di First 4 Internet non erano tra quelli sperimentati”.

Quella di EMI è la prima dichiazione pubblica di una corporation del disco attorno alla questione del rootkit installato da Sony BMG. La stessa Sony per ora si è limitata a distribuire una patch, che gli esperti ritengono peraltro fallata, per rendere visibile quanto è mascherato nei PC colpiti. Dinanzi alle denunce e alla levata di scudi dell’intero web, però, è difficile ritenere che Sony possa continuare ad astenersi ulteriormente dal fornire spiegazioni circa l’accaduto.

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Pubblicato il
8 nov 2005
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