Facebook a pagamento: lettera di 39 europarlamentari

Facebook a pagamento: lettera di 39 europarlamentari

Anche 39 europarlamentari hanno chiesto a Meta di abbandonare il modello "pay or okay" che impone un abbonamento per evitare il tracciamento.
Facebook a pagamento: lettera di 39 europarlamentari
Anche 39 europarlamentari hanno chiesto a Meta di abbandonare il modello "pay or okay" che impone un abbonamento per evitare il tracciamento.

Dopo le denunce presentate da noyb, BEUC e associazioni dei consumatori, Meta ha ricevuto anche una lettera da 39 europarlamentari. L’azienda di Menlo Park viene fortemente criticata per aver imposto l’abbonamento a Facebook e Instagram, senza offrire nessuna scelta agli utenti.

Il diritto alla privacy non è in vendita

Per rispettare la sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE) sull’obbligo di chiedere il consenso esplicito per le inserzioni pubblicitarie basate sull’attività online, Meta ha introdotto una versione a pagamento di Facebook e Instagram. Secondo l’azienda di Menlo Park, gli utenti che scelgono la versione gratuita esprimono automaticamente il consenso al tracciamento.

I 39 europarlamentari hanno inviato una lettera a Nick Clegg, responsabile degli affari globali, per chiedere di abbandonare il modello “pay or okay” e rispettare il GDPR (Regolamento generale sulla protezione dei dati). I firmatari sottolineano che il diritto alla privacy non dovrebbe essere acquistato. Il GDPR prevede che il consenso deve essere una libera scelta.

L’imposizione di un abbonamento per evitare il tracciamento non è una libera scelta. Il costo (9,99 euro/mese via web e 12,99 euro/mese da app) è troppo elevato, quindi il 99,9% degli utenti accetteranno di essere tracciati. La CGUE ha permesso di chiedere il pagamento di un abbonamento, ma solo se necessario. In questo caso, la somma è sproporzionata perché le perdite derivanti dall’impossibilità di personalizzare le inserzioni sono minime.

I garanti della privacy di tre paesi (Germania, Olanda e Norvegia) hanno chiesto un parere vincolante all’EDPB nel mese di gennaio. La risposta dovrebbe arrivare entro marzo. Sulla questione potrebbe intervenire anche la Commissione europea per la possibile violazione del Digital Services Act.

Fonte: TechCrunch
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Pubblicato il
15 mar 2024
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