Il ruolo del fact-checking nella guerra delle fake news

Il ruolo del fact-checking nella guerra delle fake news

La guerra quotidiana delle fake news impone un difficile e fondamentale lavoro continuo di fact-checking per la ricerca della Verità.
Il ruolo del fact-checking nella guerra delle fake news
La guerra quotidiana delle fake news impone un difficile e fondamentale lavoro continuo di fact-checking per la ricerca della Verità.

La guerra delle fake news (fatta di fake news di guerra) sale di livello e si confonde ormai con l’estrema fluidità delle opinioni personali, con la meschinità di parte del fronte giornalistico, con il retweet dei bot e con un estremo rumore di fondo che rende tutto ancor più complesso e difficile da interpretare. In questo marasma c’è però chi tenta di mettere dei punti fermi ed è da questi che occorre partire per tentare di blandire la Verità lasciandola emergere da tutto il resto.

Fact-checker

Un ruolo cruciale lo sta rivestendo il difficile e arido compito dei fact-checker. Il fatto che l’opinione pubblica consideri verità ciò che più circola (e non ciò che non trova smentite) è cosa nota, ma è importante comunque fornire argomenti validi alla Verità attraverso una verifica puntuale delle immagini, delle dichiarazioni e di ogni situazione provenga dalle zone di guerra. In queste ore la fantomatica storia dei cadaveri che si muovono (qui, qui o qui) diventa la dimostrazione di come il fact-checking non sia che un’arma essenziale per affermare la verità, soprattutto contrapponendola ai falsi fact-checker di Stato che tentano di imporre una narrazione di dolosa e mirata fantasia.

Eppure, lo vediamo quotidianamente (non solo online), il falso riesce a trovare spazi: i fatti di Bucha ne sono clamorosi testimoni. Serviranno lucide analisi successive per capire come possa succedere e perché le verità “alternative” trovino tanto spazio cavalcando una legittima libertà di espressione ma senza dover mai fare i conti con l’attrito dei dubbi, della verifica, della legittimazione, della reputazione e dei processi alle intenzioni.

Cosa si può fare di fronte al continuo stillicidio delle teorie complottiste? Poco, probabilmente: chi non nutre dubbi di fronte ai teoremi che disseminano dubbi su qualsiasi realtà, di fatto non è in realtà disposto a coltivare tali dubbi seriamente. Li assorbe passivamente, metabolizzandoli già pronti e confezionati, abbandonandosi all’indignazione del complottismo invece che al dolore di una guerra che non si riesce a rallentare. I social hanno dimostrato di saper far poco in proposito (toc toc! Elon Musk, hai qualche idea?) e la cultura è qualcosa che cresce soltanto con il tempo e non certo con generazioni che hanno dimostrato di essere totalmente impreparate di fronte alla complessità di questi tempi.

Non ci resta molto, quindi, se non l’appiglio del fact-cheching per imporre qualche sparuto spunto di Verità in un flusso relativista che tutto equipara nel nome di una futile equidistanza – ed all’ombra di un comodo dibattito nel quale nessuno è realmente responsabilizzato per le opinioni espresse. Non esiste più sanzione sociale alcuna (se non rari e pericolosi tribunali popolari) ed è questa una delle grandi novità dei tempi moderni rispetto ai consessi pubblici del passato.

Newsguard

Newsguard nel frattempo avverte di aver accresciuto il numero dei siti che pubblicano disinformazione sul conflitto. Il sistema Newsguard funziona identificando bufale conclamate per cercare quindi i riferimenti che se ne fanno portatori, riuscendo così ad isolare in modo affidabile quali siano le peggiori minacce per l’informazione online. Dall’inizio dell’invasione questo numero è già salito a 172, dei quali:

  • Siti in inglese: 61
  • Siti in francese: 33
  • Siti in tedesco: 20
  • Siti in italiano: 16
  • Altri: 42

Un elenco completo? No, un elenco minimale, che vuol calcolare i riferimenti acclarati della disinformazione e le principali fonti di produzione e redistribuzione della stessa. L’analisi delle singole fonti potrebbe probabilmente dire qualcosa di più circa moventi, motivazioni, legami e interessi correlati.

Ad oggi, il team di NewsGuard ha identificato e sta monitorando 172 domini – alcuni dei quali hanno già dato spazio in passato a propaganda e disinformazione filo-russe – che hanno pubblicato informazioni false sul conflitto tra Russia e Ucraina. Tra questi ci sono fonti ufficiali dei media statali russi, come quelli che alcune piattaforme hanno temporaneamente bannato dall’inizio dell’invasione russa. Ma molti siti web che non sono armi di propaganda ufficiale del governo russo e non sono sanzionati dalle piattaforme promuovono contenuti falsi a sostegno del governo di Vladimir Putin. Queste fonti includono siti web anonimi, fondazioni e siti web di ricerca gestiti con finanziamenti non chiari, alcuni dei quali potrebbero avere collegamenti non dichiarati con il governo russo.

Ma le vie della disinformazione sono ben più profonde e capillari, affondando le radici attraverso i principali social network ove le teorie del complottismo trovano spesso terreno fertile:

La Russia utilizza diverse strategie per introdurre, amplificare e diffondere narrazioni false e distorte in tutto il mondo, servendosi di un insieme di media statali ufficiali, siti web, account anonimi e altri metodi per diffondere propaganda che promuove gli interessi del Cremlino e mina i suoi avversari. I siti finanziati e gestiti dal governo utilizzano piattaforme digitali come YouTube, Facebook, Twitter e TikTok per lanciare e promuovere false narrazioni.

A dimostrazione della bontà dell’analisi, v’è anche il controcanto: “Se la potenza di fuoco della disinformazione russa ha fatto sì che le informazioni false pro-Russia restino dominanti, sono emersi anche esempi di disinformazione anti-russa o pro-Ucraina, talvolta condivisi dalle autorità ucraine. Queste narrazioni tendono a dipingere un quadro vittorioso della situazione delle forze armate ucraine e promuovono affermazioni anti-russe infondate“.

Un nuovo giorno è iniziato, una nuova bufala sta per spuntare, un nuovo fact-checking si renderà necessario. Durerà qualche ora di studio, confronto, analisi e passione. Nelle stesse ore migliaia di retweet avranno dato voce al falso con solerzia e facilità, creando ancora una volta una disparità di regole sul campo, in favore della propaganda ed a danno della Verità.

Fonte: Newsguard
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Pubblicato il 5 apr 2022
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