Roma – Protagonista di una invasione che ha fatto temere il peggio, il worm Zelig ha invece vanamente bucato l’acqua, almeno nella sua componente dialer , quella che riconfigurava le connessioni internet delle sue vittime per girarle su un numero telefonico a pagamento.
Zelig, la cui presenza fu inizialmente segnalata in Italia dal supplemento di Punto Informatico SalvaPC , è stato al centro di una indagine che ha consentito al Nucleo regionale di Polizia tributaria Lombardia della Guardia di Finanza di individuare l’autore del worm e di bloccare la turpe operazione.
Venerdì le Fiamme Gialle hanno comunicato che le indagini proseguono e che “i flussi monetari, originati dal fraudolento e pesante aggravio di costi di connessione per un totale di 104 mila euro, sarebbero poi dovuti confluire su conti correnti esteri riconducibili a società off shore”.
I finanzieri hanno spiegato che insieme a Telecom Italia, sotto la coordinazione del Sostituto procuratore della Repubblica di Milano Claudio Gittardi, sono stati ricostruiti uno per uno i collegamenti internet delle vittime del worm e, dunque, si è risalito ai nomi delle utenze coinvolte. “Gli accertamenti – si legge in una nota diffusa dalla GdF – hanno riguardato la clientela in connessione analogica, l’unica a poter subire gli effetti negativi del virus Zelig , ed hanno consentito di evitare l’addebito in bolletta dei costi delle connessioni truffaldine”.
“Grazie a quest’azione congiunta con le aziende telefoniche, unica nella sua specie – continua la nota – si è evitato l’avvio, da parte dei clienti frodati, di un costoso e defaticante contenzioso che, evidentemente, non avrebbe giovato a nessuno”.
La Guardia di Finanza ha anche assicurato che attraverso la propria rete territoriale rimane comunque a disposizione di chi avesse bisogno di aiuto o chiarimenti. A Punto Informatico ha specificato che allo stato è inutile presentare esposti perché Telecom Italia ha già ufficializzato il fatto che gli eventuali addebiti di Zelig non finiranno in bolletta .