Fare luce sul buio del 3D

Fare luce sul buio del 3D

di G. Niola - Le falle dei sistemi di proiezione in tre dimensioni, e chi se ne chiama fuori. Le tecnologie, i fps che si moltiplicano, le prospettive di mercato. Un'intervista a Robert Mayson di RealD
di G. Niola - Le falle dei sistemi di proiezione in tre dimensioni, e chi se ne chiama fuori. Le tecnologie, i fps che si moltiplicano, le prospettive di mercato. Un'intervista a Robert Mayson di RealD

Berlino – Dopo 100 anni di proiezione in formato analogico, le sale cinematografiche stanno definitivamente abbandonando la pellicola. Sono anni che queste frasi vengono ripetute, perché ci vogliono anni per arrivare a completare la transizione. Nel 2012 i principali festival d’Europa (Venezia, Cannes, Berlino, Roma…), con l’eccezione di retrospettive ed eventi speciali, hanno proiettato film unicamente in formato digitale e nel 2013 il cento per cento delle strutture multisala in Italia avrà almeno uno schermo digitale, mentre alcune catene per la stessa data contano di aver abbandonato in toto il formato analogico.

Il cambiamento ha riportato in vita anche una tecnologia di proiezione (e di ripresa) creduta morta, il 3D. Con diverse resistenze presso varie fasce di pubblico ma con entusiasmo presso altre, i film in tre dimensioni continuano ad essere prodotti e, sebbene non godano del successo clamoroso dei primissimi tempi, raramente incassano meno della propria controparte in 2D.
A fronte di una resa visiva migliore i film in tre dimensioni hanno un biglietto maggiorato (in alcune catene arriva fino a 13 euro) e spesso sono proiettati male, troppo scuri e con diversi errori nella resa della profondità che provocano disturbi fastidiosi per gli occhi.

Di questo abbiamo chiesto conto a Robert Mayson il Managing Director di RealD Europe, uno dei sistemi di proiezione 3D più utilizzati (quello che usa occhiali “passivi”, da un euro, gli unici che si possono portare a casa e poi riusare nelle sale attrezzate con lo stesso sistema).

Punto Informatico: Siete coscienti che il 3D, spesso perfetto, diventa imperfetto se non fastidioso perché è proiettato male?
Robert Mayson: Si, lo sappiamo. Il punto è che per proiettare un film in 3D è necessario utilizzare il doppio della luce (ogni fotogramma si ripete due volte, una con polarizzazione per l’occhio desto e un’altra con polarizzazione per l’occhio sinistro, ndr) e quindi la lampadina si consuma più in fretta e dura la metà del tempo. È però un problema che a noi del sistema RealD tocca poco perché la nostra, tra le tre tecnologie esistenti, è quella che consuma meno luce. Gli altri sono quelli con i sistemi scuri.

PI: Eppure il vostro sistema è il più diffuso, possibile che un problema così frequente non riguardi la tecnologia più installata?
R.M.: C’è un motivo se abbiamo una quota di mercato così importante. Le nostre immagini sono di qualità migliore, il sistema di scambio di polarizzazione è fantastico, i nostri occhiali sono sempre nuovi e puliti ed è il sistema più luminoso.

PI: Ha dimenticato di dire che è anche il sistema più economico da installare nelle sale, cosa che probabilmente ha contato molto di più dei vari ragionamenti sulla qualità nella conquista della quota di mercato…
R.M.: Sì, questo perché non vendiamo il sistema ma lo diamo in leasing. Ad ogni modo non ci piace chiamarlo economico, preferiamo “non costoso”.

PI: Ad ogni modo è un costo per il pubblico che o porta gli occhiali a casa o ogni volta li paga un euro per poi ritrovarsi proiezioni fatte male.
R.M.: Per evitarlo di frequente facciamo dei controlli di qualità. E posso dire che nessuno dei nostri associati di cui sono a conoscenza proietta male i film.

PI: Prima del passaggio al digitale la tecnologia di proiezione con pellicola praticamente non si è mai evoluta se non per il cambio di formato negli anni ’50 e poi di gestione delle bobine nei ’70. Per il 3D ci sono margini di avanzamento tecnologico?
R.M.: Vogliamo renderlo più luminoso diminuendo la dispersione di luce, e cerchiamo di renderlo più economico per le sale, che poi si traduce in più economico per gli spettatori. Ma i grandi avanzamenti tecnologici del 3D non saranno nel comparto di proiezione quanto in quello di ripresa. Stanno uscendo film in 3D sempre migliore perché gli studi e la casa di postproduzione imparano ad usarlo.

PI: Adesso sembra che abbandoneremo anche i tradizionali 24 fotogrammi al secondo per arrivare a 48 o in certi casi a 60. L’immagine migliora e anche il 3D è più stabile, pensa che sarà una novità che diventerà standard?
R.M.: Non conosco la risposta giusta, so che Peter Jackson ha girato Lo Hobbit a 48 fotogrammi al secondo e che in alcuni cinema è stato proiettato così e so anche che James Cameron sta girando Avatar 2 a 60fps. Se però la differenza tra 24 e 48 è netta, posso dire che quella tra 48 e 60 la percepisce solo Cameron! (ride, ndr) Con questa tecnologia cambia molto il feel del film, ti arrivano molte più informazioni, ad alcuni piace ad altri no. Penso però che se un regista come Peter Jackson lo sceglie e se poi lo fa anche Cameron, sarà un successo a cui altri si accoderanno.

PI: Il miglior 3D che ha visto?
R.M.: Vita di Pi. Il lavoro sulla videocamera e la percezione della profondità erano usati in maniera pazzesca. Inoltre ho potuto vedere qualcosa di Avatar 2 ed è pazzesco, ha alzato di nuovo l’asticella.

a cura di Gabriele Niola
Il blog di G.N.

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Pubblicato il 5 mar 2013
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