FBI spia attraverso cellulari spenti

FBI spia attraverso cellulari spenti

Quando il romanzo di genere incontra la realtà: i federali avrebbero trovato il modo di servirsi dei cellulari di due membri di un clan mafioso per ascoltare le loro conversazioni. Lo hanno detto in tribunale
Quando il romanzo di genere incontra la realtà: i federali avrebbero trovato il modo di servirsi dei cellulari di due membri di un clan mafioso per ascoltare le loro conversazioni. Lo hanno detto in tribunale

Washington – La lotta alla mafia italo-americana, nella visione del Federal Bureau of Investigation , passa per l’utilizzo di tecnologie all’avanguardia in grado di dribblare la proverbiale ritrosia dei mobs e fornire il materiale adeguato per le investigazioni e le incriminazioni. È quello che emerge dalle recenti cronache giudiziarie statunitensi: un giudice distrettuale ha approvato un sistema di intercettazione definito cimice vagante , grazie al quale i federali sarebbero riusciti ad ascoltare le conversazioni di due noti mafiosi usando i loro cellulari come microfoni ambientali.

John Ardito, uno dei membri più potenti della famiglia mafiosa dei Genovese , e il suo avvocato Peter Peluso, si sono fidati troppo dei propri cellulari Nextel : i dispositivi sono stati sotto il controllo della FBI per un anno, e avrebbero trasmesso tutte le comunicazioni avvenute nei paraggi, come emerge dal pronunciamento del giudice di distretto Lewis Kaplan pubblicato di recente.

Kaplan ha appunto definito il sistema una cimice vagante e lo ha dichiarato legittimo secondo le leggi federali. Nel pronunciamento del giudice si legge che la tecnica di intercettazione usata dall’FBI è in grado di funzionare indipendentemente dal fatto che il cellulare sia acceso o meno . Secondo gli esperti di controspionaggio, infatti, alcuni modelli di dispositivi portatili prodotti da Nextel e da Samsung , e la serie Razr di Motorola , sarebbero particolarmente utili da questo punto di vista.

Senza la rimozione forzata della batteria, hanno dichiarato gli agenti dell’FBI, alcuni cellulari possono essere attivati a distanza con un download remoto, senza alcun accesso fisico e all’insaputa del proprietario . Ed è proprio questa la tecnica che sarebbe stata utilizzata dagli agenti: attivando indisturbati a chilometri di distanza un micro-software spione piazzato sui Nextel di Ardito e Peluso, hanno potuto ascoltare con tutta calma il mob speech dei due ovunque fossero.

L’FBI è stata costretta ad inventarsi un metodo da telefilm, in seguito alla scoperta da parte dei mafiosi di cimici “tradizionali” piazzate nel ristorante Brunello Trattoria di New York, il loro luogo di incontro prediletto. Già nel 2003 Ardito si era accorto della presenza delle ricetrasmittenti dei federali in tre diversi ristoranti, e preferiva evitare di usare il cellulare per comunicare.

Fantasia filmica a parte, la possibilità di intercettazioni da remoto, senza la necessità di adoperare i classici furgoncini ripieni di antenne e computatori elettronici nelle vicinanze dei sospettati, fa discutere esperti e professionisti del settore da anni. E se l'”affaire Genovese” sembra essere il primo caso conclamato dell’utilizzo reale di simili metodi, preoccupanti sono le possibili implicazioni dell’impiego delle tecnologie di comunicazione e sorveglianza da parte di malintenzionati con expertise adeguato.

È dell’anno scorso ad esempio un rapporto di Sophos che ha portato alla luce l’arresto, da parte delle forze dell’ordine spagnole, di un hacker che aveva creato un trojan telematico, in grado di attivare segretamente una videocamera collegata ad un sistema informatico grazie al quale aveva dirottato la registrazione del flusso video verso i propri apparati. In quest’ottica, i nuovi metodi adottati dall’FBI non tarderanno di sicuro ad eccitare la fantasia di cracker e criminali informatici professionisti.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
5 dic 2006
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