FIMI: le Creative Commons fan parte della famiglia

FIMI: le Creative Commons fan parte della famiglia

Per la prima volta l'industria musicale italiana adotta le CC per un proprio progetto. Una piccola grande svolta, che manda anche un segnale a chi continua a coltivare l'idea di un diritto d'autore immutabile
Per la prima volta l'industria musicale italiana adotta le CC per un proprio progetto. Una piccola grande svolta, che manda anche un segnale a chi continua a coltivare l'idea di un diritto d'autore immutabile

FIMI ha deciso di adottare le licenze Creative Commons per le proprie classifiche sulle vendite di dischi, una decisione che, per quanto limitata ad uno specifico aspetto della produzione dell’industria discografica italiana, segnala evidentemente una specifica attenzione alle licenze che sono al cuore del movimento copyleft . Anzi, la stessa FIMI descrive le Creative Commons come licenze che “si inquadrano nella grande famiglia della tutela dei diritti d’autore rendendo più flessibili alcuni utilizzi di contenuti”.

il sito di FIMI “Dall’inizio del 2009 – specifica FIMI in una nota – le charts dei dischi più venduti di FIMI, disponibili su www.fimi.it , saranno diffuse tramite le licenze Creative Commons per quanto riguarda l’utilizzo su siti personali degli utenti della rete internet. Non solo, FIMI renderà disponibile un widget gratuito da includere nei siti personali degli utenti”.

L’idea, dunque, è quella di usare le CC per la grande opportunità che offrono nella diffusione di contenuti in rete, e nello specifico verrà adottata la “Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Non opere derivate 2.5 Italia License”.

“Ogni utenti con un proprio sito o una pagina su Facebook, MySpace o altri siti di social network – scrive ancora FIMI – potranno pubblicare la classifica”.

Enzo Mazza, presidente FIMI, ha dichiarato che “con questa licenza veniamo incontro a tutti quei fan che spesso ci chiedono di citare o pubblicare la classifica su siti personali senza scopi commerciali”.

Difficile dire oggi se le licenze CC prolifereranno ulteriormente in seno all’industria musicale che si riconosce in FIMI, quel che è certo è che un segnale come questo verrà valutato con attenzione dalle numerose realtà di settore che da tempo si stanno muovendo sotto l’ombrello del copyleft. Sotto licenza CC, ed altre licenze open, proprio in rete, e grazie alla rete, ormai da lungo tempo vanno diffondendosi nuovi modelli di produzione e promozione, che coinvolgono un numero crescente di artisti.

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Pubblicato il
25 nov 2008
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