Web – La legge finanziaria per il 2001, in via di approvazione, porta un segno di continuità molto evidente con quelle che l’hanno preceduta. Si tratta della divaricazione immensa che, per quanto attiene allo sviluppo tecnologico, separa le chiacchere dalle iniziative concrete.
La legge finanziaria di Giuliano Amato, lo strumento tecnico di riferimento che il governo ha preparato e che si accinge a portare in Parlamento, non contiene infatti alcuna misura concreta che aiuti la risalita dell’ azienda Italia nei confronti degli altri paesi industrializzati per quanto attiene allo sviluppo di Internet. Siamo alle solite. Per mesi e mesi rappresentanti del governo più o meno titolati ci hanno illustrato la centralità di tali problematiche, la necessità di stimolare l’alfabetizzazione telematica, di incentivare l’uso delle nuove tecnologie a casa e nelle aziende, di adeguare le nostre scuole, le nostre menti e i nostri processi formativi ad un mondo in rapida evoluzione.
Bene. Di tutto questo nella legge finanziaria quasi non se ne trova traccia.
Eppure Giuliano Amato nella dichiarazione programmatica del nuovo governo si era espresso diversamente e diversa attenzione aveva promesso in tutte le occasioni in cui si era trovato a discutere in pubblico di nuove tecnologie e Internet.
Per entrare nello specifico, solo l’art. 63 della prossima legge finanziaria sfiora il problema del nostro adeguamento tecnologico se non con gli USA, almeno con gli standard degli altri paesi europei, rispetto ai quali siamo in vistosissimo ritardo. Lo fa in relazione alla ben nota futura disponibilità di fondi ricavati dalle licenze UMTS ai quali attingere per lo sviluppo digitale e l’occupazione. Ma come i più pessimisti avevano previsto, con tali fondi, sulla cui entità nessuno può attualmente fare previsioni, il governo si propone di fare letteralmente di tutto.
Serviranno a finanziare la ricerca scientifica e la new economy, andranno a rianimare il progetto Genoma per lo studio del patrimonio genetico, consentiranno di agevolare fiscalmente le imprese innovative. Ma dovranno essere utilizzati anche per favorire l’accesso veloce ed economico ad Internet nonché l’alfabetizzazione informatica della pubblica amministrazione (per la quale, è il caso di ricordarlo, sono già stati stanziati più di mille miliardi). Senza dimenticare la necessità di utilizzare parte di tali fondi per il monitoraggio e il controllo delle emissioni elettromagnetiche che, secondo alcuni studi, con l’UMTS aumenteranno fino a 6 volte. Come si vede i pretendenti non mancano ed altri se ne aggiungeranno di certo.
Si tratta di un cospicuo (e assai generico) elenco della spesa, specie se si considera che si sta uscendo di casa senza nemmeno sapere quanto si avrà nel portafoglio. E le previsioni su quanto sarà il 10% delle licenze UMTS sono ultimamente al ribasso.
Per attenerci a questioni che ci riguardano da vicino siamo poi costretti a registrare come l’accenno alla Internet economica e veloce suoni come un vero e proprio “nonsense”. Scrive infatti il governo: “Entro il 2001 verrà promosso l’uso economico e veloce di Internet mediante le nuove tecnologie tipo i sistemi xdsl e via cavo, le fibre ottiche e le radiocomunicazioni, attraverso agevolazioni destinate in particolare alle scuole, alle Università, agli istituti di ricerca, agli ospedali e alle categorie di utenti”.
Agevolazioni per tutti, insomma, utenti (buoni ultimi) compresi. Quale significato queste parole possano avere non è facile immaginarlo, specie se consideriamo che la politica delle TLC in Italia, in particolare per quanto attiene alle tariffe per Internet, è stata negli ultimi anni esclusivo appannaggio dalle compagnie telefoniche (e anzi per un discreto periodo il governo, diversamente da oggi, ha sostenuto che non era il caso di influenzare il mercato), che l’auspicato intervento dei governi per facilitare l’accesso alla rete dei cittadini non si è di fatto mai visto e che a tale riguardo anche l’organismo di controllo che il Parlamento ha istituito al riguardo, l’Autorità per le Comunicazioni, si è costantemente distinta per la propria totale immobilità ed incapacità di imporre un seppur minimo orientamento.
Cambierà tutto ciò da qui al 2001? E ‘ difficile crederlo. Nella legge finanziaria prossima ventura, per chi la volesse leggere al di là delle dichiarazioni di circostanza, sta scritto chiaramente che lo sviluppo tecnologico del paese non è una delle priorità del governo. Si tratta di una scelta politica come un’altra. Che però richiederebbe almeno il buongusto di non dichiarare ad ogni passo l’esatto contrario.