Bruxelles – Ci risiamo. Dopo l’Istat e il suo rapporto datato 1996 arriva Eurostat, ufficio UE, con i suoi dati 1997 sulla penetrazione di internet e delle nuove tecnologie nel continente europeo.
In un’epoca di grande cambiamento, dove i tempi di sviluppo di nuove realtà sociali ed economiche seguono un ritmo senza precedenti, appaiono davvero fuori tempo massimo anche questi dati ufficiali. Dati che, risalendo a due anni fa, dipingono una situazione del tutto diversa da quella attuale. Gli strumenti di rilevazione utilizzati, evidentemente, sono del tutto insufficienti ai nuovi “tempi”.
La cosa appare ancora più palese se si considera che ciò che emerge dai ponderosi studi Eurostat sono informazioni che erano già state rilevate da osservatori privati ben più dinamici. Non sorprende nessuno, a parte l’Ansa naturalmente, che in Finlandia nel 1997 ci fosse una densità di accesso alla rete che superava addirittura quella americana. O che in Italia l’accesso fosse talmente poco diffuso da collocare il nostro paese tra gli ultimi, prima del Portogallo.
Intanto proprio ieri i privati di Databank Consulting hanno tirato fuori numeri e cifre. Parlano del 1998, proiettano i dati nel futuro fino al 2002. Giuste o sbagliate, sono previsioni che fanno riflettere…
C’è da chiedersi chi ha interesse a mantenere questa situazione e a finanziare istituzioni statistiche che non sono al passo con i tempi, che tirano fuori dati risaputi ma resi ufficiali con un ritardo stratosferico. Chi paga il lavoro di Eurostat? Noi contribuenti? Chi ha detto loro di produrre addirittura uno studio sul 1997 proponendolo come indicativo?