Flat-rate, rivolta anche in Ungheria

Flat-rate, rivolta anche in Ungheria

Se in Italia si assiste al mailbombing sui media da parte degli utenti che protestano per le manovre di Libero@Sogno in Ungheria le cose non sembrano andare meglio
Se in Italia si assiste al mailbombing sui media da parte degli utenti che protestano per le manovre di Libero@Sogno in Ungheria le cose non sembrano andare meglio


Roma – Tutto il mondo è paese e quando si viene alle tariffe di connessione ad internet l’Europa si dimostra incapace di trovare formule che garantiscano l’accesso alla rete a condizioni simili a quelle degli USA, paese in cui internet ha conosciuto fino ad oggi il massimo sviluppo.

E così nei giorni in cui in Italia gli utenti della semiflat di Libero, Libero@Sogno, inscenano una manifestazione virtuale tempestando di centinaia di email i media, in Ungheria gli utenti scendono in piazza ancora una volta per difendere il diritto a connettersi senza spendere una fortuna.

In quel paese, infatti, dalla fine di aprile vige il caos più completo in tema di connettività internet. L’ex azienda monopolista Matav , seguendo un percorso ben noto a tutti coloro che anche in altri paesi hanno a che fare con operatori dominanti, ha deciso di far fuori l’unica offerta semiflat del paese, che consentiva di collegarsi a basso prezzo. Dal primo luglio migliaia di ungheresi dovranno smettere di essere in rete a lungo.

La semiflat di Matav, analogamente a quanto sta accadendo a Libero@Sogno, avrà un orario ridotto e un costo più alto. E non si vedono luci alla fine del tunnel, considerando anche che l’adozione di sistemi a banda larga in Ungheria sembra essere ancora più complessa e difficile di quanto accada in Italia.

L’azienda ungherese, oggi controllata dalla tedesca Deutsche Telekom, sembra intenzionata a perseguire il proprio piano sebbene l’anno scorso, dinanzi ad un progetto del genere, fu fermata dal timore che si verificassero dimostrazioni di massa contro. E non è detto che i pareri negativi su questa operazione, espressi da esponenti del governo socialista, dalle associazioni dei consumatori e da altri nomi noti possano spingere Matav a ripensarci.

Ma la protesta va avanti. Dopo l’annuncio di fine aprile, infatti, già due manifestazioni organizzate dall’ Associazione per la protezione dei diritti degli utenti hanno ottenuto un discreto risalto e una petizione dal 29 aprile ha già raccolto 12mila adesioni.

Secondo l’Associazione, oggi Matav già ottiene profitti enormi dalle proprie tariffe di connettività e dunque non sarebbe valida l’affermazione dell’azienda secondo cui nel nuovo mercato deregolamentato queste operazioni tariffarie sono necessarie. E sembra pensarla allo stesso modo Laszlo Madur, candidato socialista a diventare ministro dell’Informatica, che ha affermato: “Speriamo che il provider di servizi di telecomunicazione, che si trova in una posizione di quasi monopolio e avendo profitti di decine di miliardi di fiorini, assuma su di sé l’inevitabile ruolo e responsabilità che ha nel futuro della società dell’informazione nazionale”.

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Pubblicato il
24 giu 2002
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