La televisione del futuro sarà digitale, ma quale sarà il suo assetto ancora non è chiaro. Ospite degli studi di RaiUtile, la rete del digitale terrestre RAI dedicata all’accorciamento della distanza tra lo stato (nelle sue mille forme) e il cittadino, il ministro delle comunicazioni Paolo Gentiloni ha chiarito la visione dell’attuale governo e ha risposto ad alcune domande riguardo al rapporto della televisione digitale terrestre con quella ben più innovativa che passa attraverso il protocollo IP.
A quanto sembra, l’obiettivo del ministro al momento è principalmente e primariamente quello di ridurre le posizioni dominanti e dare modo a più editori di avere accesso alle frequenze (un modo anche per stimolare una maggiore qualità). Ma non solo le frequenze devono essere libere, anche e soprattutto la raccolta pubblicitaria non deve essere monopolio dei soliti noti: “Sono 20 anni che non riusciamo a fare una legge che regoli come si deve il sistema televisivo. Non c’è riuscita la legge Mammì, non c’è riuscita la legge Maccanico nè tantomeno la Gasparri”, per questo Gentiloni ha come obiettivo principale, ora più che mai, il pluralismo e la liberalizzazione.
Ma è la televisione via internet, al momento, il nemico maggiore del digitale terrestre , una televisione a basso costo, fatta dal basso e dalle potenzialità infinite. Interrogato sulle possibilità di una concorrenza al digitale terrestre da parte di una tv che sfrutta un mezzo già nelle case di tantissimi, il ministro ha risposto che “la televisione via internet e quella digitale terrestre credo siano due cose ben diverse. La prima ha la straordinaria potenzialità di portare nelle case di chi la può utilizzare un grandissimo archivio di film e programmi da consultare di volta in volta, più una programmazione lineare come nelle altre televisioni. Può insomma garantire un’offerta maggiore sia del digitale terrestre che del satellite. È una modalità che tuttavia si svilupperà solo nei prossimi anni e che ha dei problemi di ammodernamento della rete. Ci sono miliardi di investimenti da fare sulla rete TLC per connettere milioni di persone, cosa che dipende molto da chi è il gestore principale di questa risorsa cioè Telecom Italia e dal fatto che possa effettivamente farli questi investimenti. Il digitale terrestre è diverso invece, si tratta di una televisione gratuita destinata alle grandi platee generaliste.”
Dunque la visione del ministro della televisione digitale è: satellite e internet a pagamento e digitale terrestre come piattaforma gratuita disponibile a tutti . Queste anche le ragioni dello spostamento in avanti dello switch off dalla tv analogica al DTT.
Incalzato poi anche in studio su questo tema, il ministro ha ricondotto il suo discorso ai tre obiettivi fondamentali: “Ci sono tre cose che non si toccano” ha risposto “La ridistribuzione delle risorse in materia di raccolta pubblicitaria per evitare posizioni dominanti. I grandi broadcaster che devono andare verso lo switch off con una rete ciascuno, per liberare più frequenze possibile. E infine la strutturazione di regole ferme per quando il digitale terrestre sarà a regime (dopo il 2012), noi pensiamo ad un tetto di 12 reti a testa”.
Secondo Gentiloni non si può pensare ad uno spegnimento della televisione analogica prima del 2012 (come sostiene Maurizio Costanzo) perché ci sono moltissime persone a cui il decoder non deve essere solo venduto ma gli deve essere anche spiegato come usarlo. Ci sono le persone sole, gli anziani e i meno informati, fino ad ora invece il governo ha aiutato solo gli early adopters e i più curiosi. Anche per questo il Ministero delle Comunicazioni ha stabilito che entro i 2009 una rete Rai e una Mediaset andranno sul digitale terrestre in avanscoperta.
Gabriele Niola