Geofencing, un brevetto come scudo

Geofencing, un brevetto come scudo

La start-up specializzata in applicazioni e servizi mobile ottiene "la madre di tutti i brevetti" sulle tecnologie di geolocalizzazione. Lo useremo solo per difenderci, tranquillizza Where
La start-up specializzata in applicazioni e servizi mobile ottiene "la madre di tutti i brevetti" sulle tecnologie di geolocalizzazione. Lo useremo solo per difenderci, tranquillizza Where

C’è chi lo descrive come un punto cardine per le tecnologie di geolocalizzazione e l’innovazione nei servizi mobile, e chi – in particolare i diretti interessati – si limita a considerarlo niente più che uno strumento difensivo utile a tenere alla porta i tanti “patent troll” attivi nel settore. Sta di fatto che l’assegnazione del brevetto numero 7.848.765 a Where fa discutere per le possibili implicazioni sulla produzione e lo sviluppo di tecnologie connesse al “geofencing” , vale a dire l’arte di creare perimetri virtuali per un’area geografica rappresentando il tutto sullo schermo di uno smartphone, MID o altro genere di dispositivo elettronico.

Where, azienda che produce “app” per i maggiori marketplace mobile oggi esistenti (iPhone, Android e BlackBerry) e che conta circa 4 milioni di utenti attivi al mese, ha chiesto la concessione del brevetto presso l’USPTO statunitense già cinque anni fa. Due settimane fa l’Ufficio Brevetti USA ha risposto assegnando alla start-up la proprietà intellettuale.

Il brevetto appena concesso descrive “un metodo per fornire un servizio geolocalizzato” comprendente l’interfaccia utente per la definizione di una “geofence”, l’identificazione dell’attuale posizione geografica del dispositivo usato dall’utente, la gestione e il monitoraggio della suddetta posizione in merito alla geofence da parte di un server remoto, la trasmissione di “istruzioni al dispositivo elettronico portatile” con la relativa offerta di un servizio “che non viene offerto quando l’utente si trova al di fuori della geofence”.

Il nuovo brevetto concesso dall’USPTO sarebbe sostanzialmente in grado di comprendere tutta una serie di servizi attualmente offerti da aziende grandi e piccole , un settore esploso nel corso degli ultimi mesi e anni ma che ben difficilmente si poteva immaginare così vitale solo cinque anni fa quando venne depositata la richiesta di brevetto.

Che Where, forte della sua nuova proprietà intellettuale, si prepari a muovere guerra contro l’intero business dei servizi mobile geolocalizzati? Il vicepresidente marketing della società Dan Gilmartin prova a rassicurare tutti dicendo che la strategia di Where comprende “l’uso dei brevetti come protezione”, perché col successo la stessa Where è diventata “un bersaglio”, e definendo i brevetti come “uno scudo in grado di proteggerci contro i troll predatori”. Il nuovo brevetto non è “un tool per soffocare l’innovazione”, dice ancora Gilmartin.

Alfonso Maruccia

Link copiato negli appunti

Ti potrebbe interessare

Pubblicato il
24 dic 2010
Link copiato negli appunti