Gestione dei diritti, di viaggi e di videopoker

Gestione dei diritti, di viaggi e di videopoker

Mentre la SIAE australiana spende più in salari e trasferte di lavoro che in compensi agli autori, la SIAE del Belpaese allunga la sua ombra. Sugli apparecchi d'intrattenimento nei bar
Mentre la SIAE australiana spende più in salari e trasferte di lavoro che in compensi agli autori, la SIAE del Belpaese allunga la sua ombra. Sugli apparecchi d'intrattenimento nei bar

Sono cifre che hanno fatto pensare . È dall’anno 1989 che la Copyright Agency Limited (CAL) raccoglie in Australia i proventi del diritto d’autore, per poi ricompensare autori e artisti con il frutto del loro stesso lavoro creativo. Ma si dà il caso che la squadra dell’agenzia abbia bisogno di molti soldi per garantire il servizio che rende.

Tanti soldi, più di quanto venga restituito alla pletora degli artisti iscritti. A rivelarlo, un articolo apparso su The Australian : sarebbero 9,4 i milioni di dollari australiani spesi per mantenere attivo l’impianto professionale di CAL. Cioè circa 6 milioni di euro l’anno , tra salari, viaggi di lavoro e altre spese.

E sarebbero 300mila dollari in più dei 9,1 milioni che annualmente vengono destinati come compenso agli autori . Quindi, 6 milioni di euro all’anno per pagare chi? Innanzitutto il CEO dell’agenzia, Jim Alexander, che l’anno scorso ha visto entrare sul suo conto in banca la somma di 350mila dollari. Poi, il resto della sua squadra, per salari che sono partiti da un minimo di 100mila per un massimo di 300mila dollari.

In aggiunta a queste uscite, l’agenzia ha dovuto fronteggiare una spesa di circa 300mila dollari australiani (circa 200mila euro) per viaggi di lavoro, con destinazione Barbados e Cina. E qualcuno non ha esitato ad esprimere i propri interrogativi.

Su 114 milioni di dollari raccolti l’anno scorso da CAL, più di 80 milioni sono provenuti da istituti scolastici e università . Quindi, in sostanza, denaro pubblico giunto nelle casse dell’agenzia come obolo legato al diritto d’autore. Questa, in sintesi, la posizione di Glenn Withers, a capo di Universities Australia . Quella ufficiale di CAL, invece, ha tirato in ballo motivazioni come una maggiore complessità strutturale e operativa da affrontare.

Dal copyright agli antipodi alla Società Italiana degli Autori ed Editori (SIAE) la tutela del diritto d’autore sembra essere rimasta una questione di operatività. Per combattere, come nel caso del Belpaese, l’illegalità dilagante nel settore dei giochi. Per questo SIAE e l’ Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato (AAMS) hanno firmato un accordo . Per rendere più efficace la lotta all’utilizzo illegale di apparecchi del divertimento.

“In base all’accordo di durata triennale – si legge sul sito ufficiale di SIAE – si collaborerà per il reperimento e l’acquisizione di tutti gli elementi utili al censimento e al controllo di tutti gli apparecchi da divertimento nei pubblici esercizi”.

“Siamo particolarmente soddisfatti di questa convenzione – ha spiegato il Direttore Generale di AAMS, Raffaele Ferrara – dalla quale deriverà un importante contributo nel contrasto all’illegalità, in un settore economicamente rilevante che oggi conta circa 340mila apparecchi, una raccolta di gioco annuo pari a circa 26 miliardi di euro e un numero di operatori legali sul territorio che supera le 100mila unità”.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il 19 feb 2010
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