Giappone, intimo su Street View

Giappone, intimo su Street View

Denuncia alla divisione nipponica di Google Street View per una foto che ritrae della biancheria intima stesa su un terrazzo. La donna chiede 5.400 euro di danni
Denuncia alla divisione nipponica di Google Street View per una foto che ritrae della biancheria intima stesa su un terrazzo. La donna chiede 5.400 euro di danni

Una denuncia un po’ bizzarra, quella che vede nel mirino Google per il suo sevizio Street View in Giappone.
Una giovane donna ha citato in giudizio Mountain View per aver inserito, nel servizio di mappatura, una foto che ritraeva indumenti intimi stesi sul terrazzo della propria abitazione. La donna, tra i 20 e i 29 anni, si è accorta dell’accaduto mentre consultava Google Maps inserendo l’indirizzo della propria abitazione.

Angosciata dall’idea che la sua biancheria intima fosse visibile a tutto il mondo della Rete, è stata costretta a cambiare residenza per paura di poter essere un bersaglio di violenze sessuali o stalking. Inoltre, la donna avrebbe perso il lavoro per il peggioramento della sua condizione psicologica a fronte dell’accaduto.

“Sono stata assalita dall’ansia – ha più volte dichiarato la donna – di poter essere vittima di crimini a sfondo sessuale. Per questo sono stata licenziata e ho dovuto traslocare”. Durante il primo dibattimento la donna ha chiesto alla divisione nipponica di Google un risarcimento di 600.000 yen (pari a 5.400 euro). Secondo i dettagli riportati dalla stampa giapponese la giovane viveva da sola nell’appartamento e prima dell’episodio in questione era stata già affetta da forme di disturbo ossessivo-compulsivo che, in seguito alla scoperta della foto durante questa primavera, sarebbero peggiorate.

La foto incriminata è stata eliminata dalla società durante il mese di ottobre, a seguito della denuncia presentata dalla giovane giapponese. Google sta tuttora – secondo quanto appreso dal quotidiano Mainichi – vagliando la questione per confermare o meno i fatti e i danni subiti dalla donna.

Raffaella Gargiulo

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Pubblicato il
21 dic 2010
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