Giuda.it/ Installami, just for fun

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di Flavio Bellan - Dal sito della satira il tragico racconto - Un newbie e i deliri dell'open source fai da te - Come prendere di petto kernel ed installazioni e schiantarsi con durezza sull'invalicabile
di Flavio Bellan - Dal sito della satira il tragico racconto - Un newbie e i deliri dell'open source fai da te - Come prendere di petto kernel ed installazioni e schiantarsi con durezza sull'invalicabile


Roma – Come lo Zelig di cinematografica memoria, anch’io subisco il fascino delle personalità che avvicino e mimeticamente vengo colto da radicali trasformazioni della persona e turbe del comportamento. Dopo aver frequentato i corsi d’inglese dei mormoni ed essermi vestito per due mesi con un completo nero dotato di targhetta, dopo aver visto la pubblicità della Stilo con Barrichello ed essermi rovinato contro un faggio al grido di “Che putenza!”, mi sono imbattuto nella lettura della biografia di Linus Torvalds e non ho più avuto pace.

Dovevo assolutamente diventare programmatore, sondare gli arcani del silicio, esplorare ogni recesso della scheda madre, trasformare un file di testo in oro, realizzare l’opera al nero del TCP/IP. E ho pensato bene d’iniziare dal PHP, invasato da spinte anarchico insurrezionali da open source, forte di una Mandrake sinuosa e ammaliante e con la foto di Stalmann appiccicata al monitor.

Per la non trascurabile cifra di 30,47 euro, entro in possesso di una sorta di Vangelo che dovrebbe condurmi, lungo la via crucis delle variabili e la teologia dei tipi di dati, a vedere la luce azzardando un “Ciao mondo” che risplenda nel browser come Gesù durante la trasfigurazione.

Seguo passo passo il libro per effettuare un paio di controlli scontati; verificare il funzionamento del server tramite un banale comando, cercare una data libreria in una directory, modificare un paio di righe in un file di configurazione. La pagina termina con una frase allarmante; dice che, dando per scontato che il PHP, il server e il data base siano funzionanti, si può cominciare a programmare. I miei timori si rivelano fondati: anzichè vedere il paradiso, inizia un inferno di messaggi d’errore.

Il server sembra esanime, non solo non trovo la libreria che dovrei avere ma non trovo neppure la directory che dovrebbe contenerla, le righe che dovrei modificare non esistono.

E solo dopo aver reiteratamente scomodato tutti i santi con una salva di bestemmie da antologia, scorgo una nota in caratteri minuscoli che mi consiglia, in caso di problemi, di cercare, nell’infinita messe di Internet, una risposta ai miei dubbi di neofita.

A questo punto entro nel vorticoso tunnel dei tutorial on line e la mia salute mentale viene messa a dura prova; il primo mi guida fino alla scompattazione dei file e al momento di lanciare l’installazione mi restituisce un errore di pagina non trovata, il secondo mi consiglia di formattare il disco e installare una Debian recitando al contempo il mantra delle periferiche, il terzo mi ingiunge di installare solo le versioni del software segnalate pena la dannazione eterna, peccato solo che dette versioni siano state tolte dai server FTP quando Berta filava con un 286.

E se ricorressi alle FAQ di qualche sito specialistico? O a un newsgroup di quelli tosti?
Scarico una decina di suggerimenti e inizio a spulciarli; uno dice di modificare tutti i nomi di file che iniziano per win, un altro di passare dal microkernel a uno monolitico (il kernel di Kubrick?), un tipo dall’Isola di Pasqua dice di aver scovato un piccolo bug che trasforma MySQL in un colabrodo attraverso il quale l’intera rete mondiale guarderà le foto porno che conservo in una cartella che ho chiamato “aggiornamenti”, tanto per non essere sgamato dai colleghi; un altro tizio suggerisce di cambiare la directory di Apache e decommentare le righe di istruzioni aggiungendone alcune in cirillico. Infine leggo che il PHP funziona solo facendo una giravolta all’avvio del server, bendati e con un pinguino di peluche tra le braccia.

Sono avvilito, sconfortato, un’eruzione cutanea mi devasta le braccia e mia moglie mi ricorda che alle due di notte dovrei cercare sì dei buchi, ma non quelli con cui mi sto trastullando. Ha ragione lei, vado a dormire. Ma non prima di aver raccolto tutti i virus che si possono scovare e averli spediti via mail a Linus e Richard.

Peccato, dopo aver capito che -rwxrw-r-x non è il nome della moglie del comandante Spock pensavo di poter partire alla ricerca di nuovi mondi; invece sono ancora qui, nell’era dell’informatica.

Flavio Bellan
Giuda.it, il sito che non tradisce

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Pubblicato il 23 apr 2002
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